Così la politica torna a credere nella Lombardia

La scelta del governo di candidare Milano come sede del Tribunale europeo dei brevetti è il segno di una discontinuità

Milano, 6 settembre 2020 - La scelta del governo di candidare Milano come sede del Tribunale europeo dei brevetti è il segno di una discontinuità. Dopo mesi di tiro al bersaglio nei confronti della Lombardia e del modello che incarna, la politica ha deciso di superare le divisioni di bandiera e di marciare unita verso uno stesso obiettivo. È già un passo avanti. Almeno considerato che in passato, quando in gioco c’era la candidatura per la sede dell’Agenzia del farmaco, Milano era stata lasciata sola, fino a perdere la sfida. Anche se ci vorrà tempo perché la partita sia vinta, l’effetto di una bella notizia come questa potrebbe avvertirsi già nell’immediato in termini di fiducia e di stimolo alla ripartenza dopo il Covid.

La scelta di Milano ha un significato politico. Più volte quest’esecutivo è stato accusato di essere troppo attento alle regioni del Sud, anche perché composto per la quasi totalità da ministri nati e cresciuti nel Mezzogiorno. Evidentemente le pressioni crescenti di vari esponenti del Pd lombardo, da sempre freddi verso un eccessivo appiattimento del partito sulle posizioni grilline, hanno prodotto qualche risultato in termini di cambio di rotta. I partiti della maggioranza si rendono conto infatti che battaglie come quella del Tribunale europeo dei brevetti non vanno lasciate nelle mani della Lega e delle altre forze di centrodestra, ma cavalcate per evitare un’ulteriore emorragia di consensi. Il premier Giuseppe Conte si è dovuto piegare ai nuovi equilibri per impedire che i ceti produttivi e il mondo delle professioni del Nord si sentissero sempre più distanti dalle politiche del governo. Se successo sarà, sarà il successo di tutta l’Italia e non del Paese dei campanili.

Anche perché l’indotto di una conquista del genere sarebbe molto ampio e allungherebbe le sue propaggini in tutte le aree dell’Italia. La ripartenza non può più attendere. Nonostante la risalita dei contagi si avvertono decisi segnali di ripresa delle attività. Significative le parole del governatore lombardo Attilio Fontana che avrebbe voluto riaprire, sia pure al 25 per cento della capienza e nel fermo rispetto delle norme anticovid, l’autodromo di Monza in occasione del Gran Premio di oggi. Analogo ragionamento andrà fatto anche per gli stadi e per altri luoghi di svolgimento di manifestazioni pubbliche. L’economia deve rimettersi in moto nella sua globalità e non è pensabile di attendere il contagio zero per tornare alla normalità. Intere categorie produttive sono in sofferenza e l’autunno potrebbe essere lo spartiacque verso nuovi fallimenti aziendali se la politica non si farà carico di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e di incontro fra le persone.