Ne uccide più la lingua che la spada. Ovvero sarebbe doveroso valutare sempre le conseguenze, anche non volute, di quanto si dice e soprattutto di quanto si scrive sui social. Un esempio? Quanto accaduto a Monza dopo un post della influencer Selvaggia Lucarelli su un ristorante ligure che ha fatto pagare a un cliente 2 euro per un piattino vuoto per dividere una porzione di trofie al pesto. Sembra la storia del mezzo toast di Gera Lario e di questa folle estate con i turisti non spelati dal sole ma dai prezzi folli. Questa volta, però, a pagare, oltre al malcapitato cliente in Liguria è soprattutto un ristorante di Monza colpevole solo di omonimia: Osteria del Cavolo.
Il locale lombardo è stato seppellito sotto una montagna di contumelie e persino insulti. Eppure lo scontrino unito al post diceva chiaro: “Osteria del Cavolo Finale Ligure”. Qualunque tribunale sancirebbe l’innocenza della Osteria del Cavolo di Monza tranne quello dei social che oltre a non conoscere legge è pure cieco.
Un attacco così brutale da parte dei soliti disinformati leoni da tastiere tanto che il povero oste lombardo è dovuto ricorre anche lui ai social per specificare: “Il ristorante a cui si riferisce l’accusa di errato addebito per divisione del piatto si trova a Finale Ligure. Oltretutto noi siamo chiusi per ferie!”.
Ora, direte voi, questa è una storia del cavolo ma andate a spiegarlo a chi è stato massacrato con un danno di immagine e forse economico consistente.
Ecco perché ne uccide più la lingua che la spada.