Il simbolo del Lirico, la ripartenza che Milano attendeva

A 22 anni di distanza dall’ultimo spettacolo, il Teatro Lirico di Milano è pronto a riaprire al pubblico. L’eterno cantiere, avviato per ristrutturare la storica sala nel cuore della città, è giunto a compimento. E c’è già una data per l’avvio della nuova stagione teatrale, il prossimo autunno. Potrà sembrare un annuncio come tanti. Ma in realtà ha un significato profondo, non tanto e non solo perché incarna la ripartenza di Milano dopo la paralisi provocata dalla pandemia. La riapertura del Lirico, che porterà il nome di Giorgio Gaber, chiude un’epoca buia di ritardi e lungaggini burocratiche che hanno frenato per lungo tempo lo slancio creativo di una città ad alta vocazione culturale.

Il restauro è stato finanziato dal Comune di Milano che il 15 luglio consegnerà il teatro al gestore, che a sua volta, entro 90 giorni, quindi a ottobre, dovrà allestirlo con gli arredi, le poltrone, i corrimano e le finiture necessarie. Il teatro, così come il cinema e la musica dal vivo, è stato fra i settori più duramente colpiti dai lockdown e dalla sospensione delle attività e dunque attende con particolare ansia di poter ricominciare all’insegna della normalità. Lo stesso ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha lanciato un messaggio di speranza annunciando un’attenzione particolare per questi ambiti, anche attraverso la creazione di un fondo ad hoc per sostenerli. Segnali che si inseriscono nel Piano nazionale di resilienza e ripartenza che prevede anche processi di semplificazione amministrativa per facilitare la concreta realizzazione di opere e la spedita attuazione di progetti finalizzati anche al rilancio dell’occupazione. Il Recovery Plan, con le urgenze dettate dall’Europa, offre una grande opportunità: quella di gettare le basi per fare dell’Italia un Paese davvero moderno. Capace di realizzare riforme strutturali e di trarre beneficio dalla generale riapertura di importanti cantieri. Per questo l’imminente rinascita del Lirico di Milano ha il valore di un simbolo a due facce. Da un lato, emblema di un’Italia sempre in ritardo nei lavori pubblici, incapace di dare garanzie sui tempi e frenata da una burocrazia asfissiante; dall’altro, immagine di una realtà dinamica e all’avanguardia, capace di coniugare la storia con l’innovazione e la voglia di stupire. Questa storia non è solo milanese. Non a caso al governo i comuni chiedono di essere maggiormente coinvolti nelle scelte strategiche riguardanti la ripartenza. Di qui la lettera che i sindaci metropolitani hanno inviato al premier Mario Draghi chiedendo di avere ruolo, responsabilità e risorse dirette in materia di Pnrr. Anche questo un segno dei tempi.