La politica non ostacoli la verità

C’è in gioco un giudizio sull’intera gestione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia nelle aree più colpite del territorio lombardo

MIlano, 14 giugno 2020 - L'inchiesta della Procura di Bergamo sulla mancata costituzione di una «zona rossa» fra Alzano e Nembro va al di là della ricerca delle responsabilità sul singolo episodio. C’è in gioco un giudizio sull’intera gestione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia nelle aree più colpite del territorio lombardo. Le polemiche si rincorrono da settimane. Già dall’indomani, cioè, di quell’8 marzo in cui i sindaci della Bergamasca si aspettavano l’arrivo dell’esercito per chiudere, come già successo a Codogno, i comuni dove il Covid stava dilagando. «Il tempo è galantuomo e dopo le offese, gli insulti e le minacce, la verità sul buon operato della Regione Lombardia sta emergendo», scriveva ieri il governatore Attilio Fontana.

Parole vergate su un post per provare a rintuzzare i costanti attacchi all’operato della sua giunta e alle decisioni assunte in questi mesi per tentare di frenare i contagi. Il fatto stesso che il pm Maria Cristina Rota abbia deciso di ascoltare, venerdì, il premier Giuseppe Conte e i ministri Luciana Lamorgese e Roberto Speranza è la riprova della complessità della situazione che si era venuta a creare. Il rimpallo delle responsabilità fra governo e Regione Lombardia è destinato ad andare avanti. Tanto più che alcuni sindaci, come quello di Bergamo Giorgio Gori, accusano frontalmente la Regione di aver occultato i dati delle singole province e quindi di non aver raccontato con trasparenza all’opinione pubblica l’andamento della pandemia. Anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha parlato di un necessario «mea culpa» per gli errori di sottovalutazione del virus fatti da lui e da altri esponenti della sua parte politica. Nonostante questo clima di nervosismo politico-giudiziario la Lombardia mostra segnali di risveglio che lasciano ben sperare in una graduale ma costante riapertura di tutte le attività. Anche di quelle culturali e ricreative.

Sulla mancata istituzione della «zona rossa» nella Bergamasca la verità dovrà emergere. Per rispetto delle vittime del Covid e delle loro famiglie. Di certo, in questa fase dell’inchiesta giudiziaria, emerge già la delega consegnata ai magistrati da una politica incapace di assumersi la responsabilità delle decisioni prese. E di scelte che, analizzate oggi, possono apparire sbagliate. Non è poco. Non solo in relazione a quanto già avvenuto, ma nella prospettiva di dover vivere ancora situazioni emergenziali come questa, senza la certezza di poter attribuire responsabilità agli uni o agli altri. Se la sera del 7 marzo il governo ha deciso che chiudere i due Comuni della Bergamasca fosse ormai inutile si ridimensionano le accuse rivolte alla Lombardia. È bene che lo scontro politico non impedisca almeno in questa circostanza l’accertamento della verità.