Martedì 16 Aprile 2024

La doppia partita sul Quirinale

Il dibattito sul presidenzialismo

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini.

Trenta secondi di applausi. Tutti in piedi, a scena aperta. La direzione nazionale del Pd, convocata ieri mattina per definire il programma elettorale, si è aperta così: con l’omaggio a Sergio Mattarella “oltraggiato” - parafraso il segretario Letta - dalle parole di Silvio Berlusconi ventiquattro ore prima. Parafraso, anche in questo caso: se passerà la riforma sul presidenzialismo cara al centrodestra, aveva detto il padre di Forza Italia venerdì, Mattarella dovrà dimettersi. Questo in sintesi.

Ora: tirare in ballo il capo dello Stato nel pieno di una campagna elettorale ad altissima tensione non è mai una buona idea. Soprattutto nel momento in cui la leader di fatto della coalizione, Giorgia Meloni, ce la sta mettendo tutta per costruire un’immagine di stabilità che tranquillizzi Europa e mercati. Dunque, proviamo a fare chiarezza e a leggere tra le righe della polemica di Ferragosto. Innanzitutto: la questione del presidenzialismo - apparente pietra dello scandalo - è per la verità un falso problema, soprattutto perché la riforma richiede tempi talmente dilatati (parliamo di anni) da annacquare qualunque valutazione e contestazione nel qui e ora.

La reale preoccupazione del centrosinistra sembra invece essere un’altra: e cioè che la coalizione Meloni - Salvini - Berlusconi possa accarezzare l’idea di un avvicendamento al Colle prima della fine del settennato bis di Mattarella, a prescindere dalla riforma presidenziale, puntando su una vittoria netta alle elezioni del 25 settembre, tale da far ritenere chiusa l’attuale fase politica.

Ovvio: l’ipotesi di un nuovo inquilino sul Colle potrebbe passare solo dalla decisione dello stesso Mattarella di considerare concluso in anticipo il mandato, come già fece Napolitano nel 2015. Eppure è chiaro che uno scenario quale quello prospettato sopra non possa non mettere in allarme chi, finora, ha fatto del binomio Draghi-Mattarella l’espressione di garanzia massima del nostro Paese nei confronti dell’Europa.

Quanto alla riforma sul presidenzialismo: avrebbe finalmente senso parlarne. Magari senza ideologismi, senza battaglie di retroguardia e senza fughe in avanti. Ma questa, appunto, è un’altra storia.