I segreti in piazza

Primo Paese in Europa a imporre la fattura elettronica per tutte le transazioni, pubbliche e private, l’Italia si è messa un passo avanti rispetto a tutti gli altri

Milano, 22 aprile 2018 - Sull'obbligatoretà di fatturazione elettronica l’Italia ha strappato da pochi giorni l’ok della Commissione europea per una apposita deroga, che altrimenti ci avrebbe visti violare per l’ennesima volta le norme comunitarie. In questo caso però il fine sarebbe nobile. Quello cioè di inasprire la lotta a evasione ed elusione fiscale, attraverso l’obbligo per tutti i soggetti Iva di emettere un documento fiscale elettronico, immediatamente trasmesso all’Agenzia delle Entrate.

Primo Paese in Europa a imporre la fattura elettronica per tutte le transazioni, pubbliche e private, l’Italia si è messa un passo avanti rispetto a tutti gli altri, per i quali la fattura cartacea ha ancora lo stesso valore. La deroga concessa da Bruxelles è limitata temporalmente al 31 dicembre 2021, e sarà soggetta a diverse valutazioni, tra le quali quella dell’incidenza di queste misure sui soggetti passivi e, in particolare, sull’eventuale aumento degli oneri e dei costi amministrativi. econdo l’Unione Artigiani di Milano e Monza, che ha denunciato al Garante per la Privacy la criticità, in agguato ci sarebbe il Grande Fratello di orwelliana memoria. La mole di dati che confluiranno nel mega archivio del Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate, infatti, sarà in minima parte utile al controllo fiscale, mentre nel calderone verranno salvate per anni tutte le descrizioni analitiche di ogni transazione. Data la delicatezza di queste informazioni è lampante come questa novità tocchi la sensibilità dei segreti industriali e commerciali, con relativi pericoli di potenziali violazioni della privacy. Del resto con lo spesometro, per il quale l’Agenzia delle Entrate aveva assicurato totale discrezione, sappiamo com’è finita: con tutti dati riservati messi on line a disposizione di chiunque a causa di un buco nel programma. E le cronache quotidiane di banche dati violate o di dati sensibili utilizzati per fini illegittimi, come nel caso Cambridge Analytica con Facebook, ci insegnano che diffidare e allarmarsi non è poi così esagerato. Per non dire dei motivi pratici che inducono ad avanzare anche seri dubbi circa l’opportunità di una scelta operata frettolosamente in piena transizione di governo, peraltro da un esecutivo sonoramente bocciato un mese fa alle elezioni.

Anticipando l’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, prevista a decorrere dal primo gennaio 2019, il Fisco dal prossimo 1 luglio forzerà tutti i possessori di partita Iva a pagare i rifornimenti di carburante solo con carte di credito e bancomat e a esigere la fattura elettronica dal benzinaio seduta stante, venendo meno la validità della scheda carburante timbrata e firmata dal gestore. Non sappiamo se, quando e che tipo di governo avremo e neppure se intenderà proseguire sulla strada tracciata dal precedente in questa materia, oppure se preferirà azzerare tutto. Di certo sarebbe opportuno pensare di limitare l’obbligatorietà della fattura elettronica a importi superiori a una certa cifra (mille euro?) prevedendo l’obbligatorietà solo per quelle aziende che superano una data soglia dimensionale - ad esempio quelle in contabilità ordinaria - richiamando gli stessi limiti fissati dell’articolo 2435-bis del Codice Civile. Prestando inoltre attenzione ai profili di illegittimità avanzati in merito alla privacy, per non trovarci ad essere l’unico Paese d’Europa a mettere in piazza tutti i segreti industriali delle imprese. Inutile improvvisarsi primi della classe dopo anni passati a prendere ripetizioni, accumulando sanzioni per le infrazioni commesse.