Il fisco e le altre mancate promesse

Domani scade il termine per il versamento di alcune importanti tasse rinviate durante il lockdown. L’urgenza di liquidità più volte denunciata comincia a produrre i suoi effetti nefasti

Milano, 19 luglio 2020 - Era inevitabile: i nodi per troppo tempo sottovalutati vengono al pettine. Domani scade il termine per il versamento di alcune importanti tasse rinviate durante il lockdown. L’urgenza di liquidità più volte denunciata comincia a produrre i suoi effetti nefasti. E a far suonare il campanello d’allarme sulla sopravvivenza di migliaia di imprese. L’esecutivo, di fronte alla paralisi delle attività economiche e produttive provocata dalla pandemia, aveva optato per la sospensione dei pagamenti e per il rinvio delle scadenze fiscali. Considerato il crollo del Pil evidenziato da tutti gli studi di questo periodo, c’era da immaginare che ben poco sarebbe cambiato qualche mese dopo.

Infatti molte imprese a malapena vivacchiano e lamentano l’impossibilità di far fronte alle incombenze col fisco, visti gli esigui fatturati di questi mesi. È una situazione che non può sbloccarsi dall’oggi al domani, perché ampi settori dell’economia non sono affatto ripartiti. E le incertezze sui tempi di recupero dei livelli di produttività permangono intatte. Di ieri l’allarme lanciato dalla Cgia di Mestre. Secondo un report dell’ufficio studi, le «246 le scadenze fiscali (Irpef, Irap, Ires, Iva, ritenute e contributi Inps) che le aziende saranno chiamate a rispettare» potrebbero costringere quelle «a corto di liquidità a “contattare” o a essere “contattate” dalle organizzazioni criminali», finendo nel vortice dell’usura. Questa paralisi ha anche radici politiche, considerato l’alto tasso di litigiosità che continua a contraddistinguere le relazioni fra gli alleati di governo.

Le faide fra ministri e, in particolare, le divisioni fra i 5 Stelle sull’alleanza con il Pd rendono ancora più incerta la navigazione di questo esecutivo che spera di sbloccare prima possibile in sede europea l’erogazione del Recovery Fund per evitare di doversi dividere sull’opportunità o meno di accedere agli aiuti del Mes. È una partita tutta interna alla maggioranza, che però rischia di produrre effetti altamente destabilizzanti sull’intero Paese. La tecnica del rinvio praticata a lungo da Palazzo Chigi ha solo fatto accumulare i problemi senza minimamente risolverli. Oppure, in alcuni casi, scaricandoli sulle singole Regioni. Impensabile che le imprese sopravvivano a una nuova tempesta fiscale, soprattutto quelle che non hanno guadagnato un euro in questi mesi e che, anzi, hanno dovuto anticipare la cassa integrazione per i loro dipendenti. Sembrano ormai lontani i tempi degli annunci del premier Giuseppe Conte che prometteva una pioggia di aiuti a fondo perduto che nessuno, poi, ha mai visto. Chissà che l’annunciata riforma fiscale non sia l’ennesima promessa al vento.