L'incognita in fattura

Commercialisti, associazioni di categoria e ditte sono in fibrillazione

Milano, 21 ottobre 2018 - La fattura elettronica agita i sonni di grandi e piccoli titolari d’impresa, che tra poco più di un paio di mesi dovrebbero ottemperare all’onere di produrre il documento esclusivamente in formato elettronico, secondo rigidi parametri che impegneranno tutti a far riferimento al “Sid”, che non è il bradipo dell’Era Glaciale, ma il famigerato Sistema di Interscambio flussi Dati dell’Agenzia delle Entrate. Commercialisti, associazioni di categoria e ditte sono in fibrillazione. All’unisono hanno fatto presente al mondo politico che sarebbe più opportuna un’introduzione graduale dell’obbligo, partendo dalle aziende con più di 250 dipendenti e dalle società quotate in Borsa, per proseguire nel 2020 coinvolgendo le realtà con più di 50 dipendenti, dal 2021 le imprese con più di 10 addetti e, infine, dal 2022 tutti gli altri soggetti non esonerati. Il problema principale è quello dell’esigibilità dell’imposta per le prestazioni di servizi, che si considerano effettuate all’atto del pagamento, determinando l’obbligo di emissione della fattura nel giorno stesso. 

La velocità di emissione della fattura elettronica che sarà accettata dal Sistema di Interscambio, che può variare da pochi secondi a qualche giorno, non si concilia con la verifica di incasso effettivo. E implica il rischio di incorrere nelle gravi sanzioni previste per l’intempestiva od omessa fatturazione. Ma ci sono altri dubbi. Il sistema predisposto dall’Agenzia delle Entrate reggerà all’afflusso di milioni di dati, alla sua gestione, al suo archivio? Fondata la preoccupazione su possibili rischi di violazione della privacy. La conservazione di tutte le fatture di tutte le transazioni concentrerà in un unico “cervellone” una miriade di dati sensibili particolarmente delicati. Segreti industriali e commerciali, talvolta internazionali, che i dettagli presenti nei documenti potrebbero svelare a occhi non del tutto disinteressati. È capitato a un colosso informatico come Facebook e qualche problema è già emerso con l’invio delle fatture del primo semestre 2017.

Gli evasori totali, quelli che non fatturano neanche con la carta, ben si guarderanno di entrare nel sistema digitale. Inoltre un artigiano su quattro a Milano - e non in zone del Paese meno avanzate - per cominciare non dispone di un computer. Quanto all’Iva, la disponibilità immediata di tutte le fatture dovrebbe consentire di velocizzare le procedure di rimborso a credito, che l’Ue prevede essere di massimo 60 giorni. Termine che spesso in Italia, soprattutto dalle pubbliche amministrazioni locali, non è rispettato e, anzi, in alcuni casi ha costretto le imprese a fallire. In Europa, infine, solo in Portogallo attualmente vige l’obbligo di fatturazione elettronica per tutte le transazioni.

I costi di adattamento a questi nuovi processi che aziende e professionisti dovranno sostenere vanno tenuti in debito conto, valutando gli eventuali risparmi di tempo e denaro che potranno derivare. Una maggiore gradualità nell’introduzione dell’obbligo consentirebbe alle imprese meno attrezzate di usufruire delle esperienze maturate da quelle più strutturate, perché in definitiva conviene a tutti riuscire a fatturare presto e bene. L’importante sarà non attendere Capodanno per capire come ci si sveglierà nel 2019. sandro.neri@ilgiorno.net