Si riparte ma senza stabilità

In un’Italia che domani prova a ripartire, il decreto aprile non è arrivato e diventerà un decreto maggio

Milano, 3 maggio 2020 - In un’Italia che domani prova a ripartire, il decreto aprile non è arrivato e diventerà un decreto maggio. E il presidente del Consiglio ha dovuto ammettere, scusandosi, che i soldi a imprese e lavoratori non sono ancora arrivati. Dipenderà molto dall’andamento del negoziato con l’Unione europea che proprio questa settimana dovrebbe accelerare e portare alla presentazione di un documento della commissione Ue sugli strumenti finanziari da usare per ricostruire le economie dei singoli Stati.

Il braccio di ferro sul Mes continua. Ma anche fra i partiti di governo, vista la crescente insofferenza di molte categorie produttive, si apre alla possibilità che l’Italia possa utilizzare i 37 miliardi del fondo salva Stati. Oltre a questi ce ne saranno altri 55 già promessi dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri come scostamento di bilancio. E poi si attende con ansia il decreto maggio che dovrebbe contenere anche aiuti specifici alle imprese turistiche che scalpitano per riaprire ed evitare il rischio di una stagione estiva inutile. Il premier Giuseppe Conte ha anche accennato all’impegno del governo sul fronte della semplificazione burocratica per rendere più veloce l’arrivo della liquidità nelle tasche di imprenditori e famiglie. Il premier è sotto attacco. E gli italiani vedono un governo indebolito dai mal di pancia dei renziani e di ampi settori del Pd. 

L’emergenza economica allontana l’ipotesi di elezioni anticipate, ma c’è chi prevede la nascita di un governo di solidarietà nazionale, con o senza Conte, allargato ai cosiddetti responsabili provenienti da Forza Italia e dai centristi. Nella Fase 2 la stabilità politica diventa elemento essenziale per governare una ripresa alquanto problematica e dagli esiti incerti. Palazzo Chigi non può più sbagliare. Da domani, per ripartire, servono certezze. La comunicazione caotica delle passate settimane deve lasciare il posto a informazioni puntuali e precise su come comportarsi e sulle modalità per fruire dei servizi essenziali, come quelli di trasporto pubblico. Soprattutto a Milano questo sarà un test decisivo.