Europa scossa dalla Brexit dell'energia

Prima prova per Meloni. L'Unione rischia di implodere sotto la pressione degli effetti di una guerra che sembra destinata solo a inasprirsi

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini

C'è effettivamente ben poco da festeggiare, e se una prima cosa buona la premier in pectore Giorgia Meloni ha fatto, a una settimana dal voto che l’ha incoronata vincitrice di una dura campagna elettorale, è stata proprio questa: evitare esultanze, folle, cortei e ogni ritualità di vittoria.

C’è poco da festeggiare, perché l’Italia e l’Europa tutta si trovano in queste ore ad affrontare un passaggio la cui porta è strettissima e il cui esito non è ancora scontato. E che prevede, tra le ipotesi finali, anche quella irreparabile: cioè che vada in frantumi il sogno di un’Unione che sta mostrando di non riuscire a reggere il peso della crisi.

Se la pandemia ci aveva unito, oggi accade questo: la Russia ci sta dividendo. Di fatto, ci ha già divisi. La fuga in avanti e in solitaria della Germania, che investirà 200 miliardi di euro contro il caro gas, determina una cesura senza precedenti nelle comuni politiche europee.

Suona come una "Brexit dell’energia" – ne ha la portata, fattuale e ideale – e condanna l’Unione ad affrontare il banco di prova più drammatico: il rischio di implodere sotto la pressione degli effetti di una guerra che, dopo l’annessione forzosa del Donbass e l’ultima minaccia di Putin di ricorrere all’atomica, sembra destinata solo a inasprirsi. Tutto questo, mentre i tedeschi guidati da Olaf Scholz hanno detto ancora una volta no al tetto sul prezzo del gas - chiesto da Francia, Italia, Spagna, Belgio, Polonia, Portogallo, Bulgaria, Croazia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Romania, Slovacchia, Slovenia - e mentre il sabotaggio del Nord Stream ha chiuso di nuovo e forse definitivamente i rubinetti del gas russo verso l’Europa. A sette mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, è dunque chiaro l’obiettivo dello zar: sfruttare la debolezza dell’Unione per metterla in ginocchio. È dentro questo quadro che nasce il governo Meloni. E l’Italia non potrà sottrarsi dall’essere protagonista del tentativo di rincollare i cocci di un disastro annunciato, forse solo ancora in parte recuperabile. Del resto, non esiste alternativa.