Trasformismo all'italiana

A una settimana dalle elezioni politiche il governo è ancora un rebus, ma c’è già chi si sta dedicando a ridisegnare la mappa del potere

Milano, 11 marzo 2018 - A una settimana dalle elezioni politiche il governo è ancora un rebus, ma c’è già chi si sta dedicando a ridisegnare la mappa del potere. Hanno cominciato i cosiddetti poteri forti. In primis Confindustria che, per bocca del suo presidente Vincenzo Boccia, ha subito aperto all’ipotesi di un governo Di Maio dicendosi convinto che andrebbe valutato nei fatti e senza pregiudizi. A stretto giro sono arrivate anche le parole dell’amministratore delegato della Fca, Sergio Marchionne, che, interpellato sull’argomento, ha ammesso di non conoscere né Matteo Salvini né Luigi Di Maio. Premurandosi però di far sapere di non essere spaventato dall’eventuale ascesa al governo dei grillini, perché, dice, «abbiamo visto di peggio». A sottolineare la presa di distanza di Marchionne dal suo recente passato anche la precisazione che «Matteo Renzi è ormai irriconoscibile». Sulla stessa lunghezza d’onda anche altri imprenditori.

Di altro tenore, invece, le dichiarazioni di Luca Cordero di Montezemolo, che preferisce sospendere il giudizio sull’ipotesi di un governo a guida pentastellata e stigmatizza, «molto sorpreso», come «<WC1>esponenti importanti della cosiddetta classe dirigente salgano sul carro del vincitore prima ancora che questo abbia cominciato a muoversi». Non sono soltanto i poteri forti a riservare attenzione a chi è uscito vincitore dalle urne. È già iniziato il riposizionamento negli enti di sottogoverno e nelle società partecipate. A cominciare da Cassa depositi e prestiti e Rai, i cui organi di gestione sono  in scadenza. Per non parlare degli alti dirigenti e dei burocrati dei ministeri e degli enti che popolano il sottobosco della vecchia politica. Anche loro sono in fibrillazione  e sembrano più interessati ad avvicinarsi alla Lega e ai 5 Stelle che non a svolgere con scrupolo e serietà le loro funzioni amministrative. Si profila dunque un vero spoil system, gestito dai possibili maggiori azionisti del prossimo governo, che certamente sostituiranno le pedine chiave, al fine di poter realizzare anche operativamente il loro programma annunciato  in campagna elettorale. Bisognerebbe seriamente riflettere su quanto possa far male al Paese questo rito della sistematica sostituzione  di persone di primo piano nelle istituzioni, considerato che molti progetti varati  nelle precedenti legislature verranno irrimediabilmente smontati. E che prima di poter apprezzare i frutti di nuove pianificazioni occorrerà che il quadro politico si stabilizzi. L’elettorato ha voluto lanciare un segnale di cambiamento. Potrebbe risultare letale sottovalutarlo, come peraltro ha indirettamente fatto capire il presidente Sergio Mattarella. Che ha invitato tutte le forze politiche ad essere responsabili e a remare in modo convergente verso il primario interesse del Paese.

sandro.neri@ilgiorno.net