La verità dei numeri

Dopo mesi di campagna elettorale rovente e di continui rimandi a una sfida che, per la prima volta nella storia politica italiana, riguarda due partiti alleati, sapremo di qui a qualche ora chi uscirà vincitore dal duello

Milano, 26 maggio 2019 - Ci siamo. Dopo mesi di campagna elettorale rovente e di continui rimandi a una sfida che, per la prima volta nella storia politica italiana, riguarda due partiti alleati, sapremo di qui a qualche ora chi uscirà vincitore dal duello. Il problema non è capire chi dei due arriverà prima dell’altro, bensì appurare l’entità del distacco fra i due. Non sarà tanto una questione di numero di europarlamentari eletti, quanto una vicenda riguardante i rapporti di forza fra Lega e Movimento Cinque Stelle. Gli effetti sul governo Conte del risultato delle urne di oggi saranno chiari molto presto. Entrambi i contendenti hanno dichiarato che non ci saranno in ogni caso scossoni sull’esecutivo. Ma è evidente che il Carroccio e i grillini sperano di trarre il massimo dalla competizione elettorale di oggi, anche in sede amministrativa, per poter dettare l’agenda politica dei prossimi mesi. Sul tappeto ci sono tanti nodi irrisolti e molte questioni sulle quali i leghisti e i pentastellati parlano linguaggi completamente diversi. Dalla Tav alla Giustizia, dagli aiuti alle famiglie all’uso delle droghe.

Sullo sfondo la prossima manovra di bilancio che vedrà l’Italia chiamata a compiere scelte impegnative per coniugare riduzione del debito pubblico e crescita economica. L’aumento dell’Iva rimane un’ipotesi concreta, non esclusa neppure dallo stesso premier Conte. I partiti di opposizione danno addirittura per certo l’arrivo di una patrimoniale che invece Lega e 5 Stelle continuano a escludere. L’entità delle misure finanziarie che il governo dovrà varare dipenderà dall’esito delle europee e dalle maggioranze che si creeranno ai vertici dell’Ue. Nell’ipotesi di conferma dell’attuale assetto di governance, ben pochi sconti potranno essere fatti al nostro Paese, che anzi rischia un ulteriore isolamento rispetto agli altri partner dell’Unione. Un eventuale successo dei sovranisti darebbe vigore alla propaganda dei partiti di governo italiani, ma non è detto che si traduca in un atteggiamento di maggiore flessibilità nei confronti delle nostre scelte di politica economica. Le altre forze sovraniste d’Europa, anche in caso di successo, ben difficilmente sarebbero disposte a farsi carico delle sofferenze della nostra bilancia dei pagamenti.

Di qui nasce la prospettiva di compromesso fra popolari e sovranisti, alleanza inedita che potrebbe avere i numeri a Bruxelles per determinare una nuova gestione della macchina europea, conciliando il rigore dei conti pubblici con la libertà di azione dei singoli governi nazionali. Ancora poche ore e sapremo quindi quale Europa ci attende nei prossimi cinque anni. E se il governo italiano e l’attuale legislatura proseguiranno il loro cammino oppure lasceranno il posto a nuovi scenari politico-istituzionali. Si sono sprecate tante previsioni sul dopo-voto, ma le possibilità di prosecuzione dell’attuale alleanza gialloverde sono direttamente proporzionali alla discontinuità che si creerà in Europa a urne chiuse. sandro.neri@ilgiorno.net