L'italia che va

È la crescita più elevata degli ultimi sette anni, e ci sono seri presupposti per attendersi un identico andamento anche per il 2018

Milano, 26 novembre 2017 - Le polemiche e le scaramucce che agitano l’agone politico rivelano, una volta di più, lo scollamento fra il Paese reale e le logiche di partito. Il 30 novembre il Senato dovrebbe licenziare il testo della manovra di bilancio che passerà alla Camera, dove si aprirà ancora una volta la battaglia sugli emendamenti, battaglia che speriamo non diventi l’ennesima fiera dei questuanti. Cioè di quelle categorie che premono per inserire privilegi, bonus e corsie preferenziali a scapito degli interessi del Paese. Fortunatamente, a poco più di un mese dalla fine dell’anno in corso, prosegue incessante la segnalazione di dati confortanti circa l’andamento dell’economia del Paese e, in particolare, della vasta area metropolitana che comprende Milano, Monza e la Brianza, Lodi. A livello nazionale l’Istat, in settimana, ha certificato come si presentino in rialzo le stime sul prodotto interno lordo, per il quale si prevede un consuntivo 2017 a +1,5% in termini reali e in netta accelerazione rispetto al 2016, quando si era fermato allo 0,9.

È la crescita più elevata degli ultimi sette anni, quelli della crisi inarrestabile, e ci sono seri presupposti per attendersi un identico andamento anche per il 2018. Di pari passo cala moderatamente anche il tasso di disoccupazione, che passa dall’11,7 all’11,2%, benché ancora parecchio distante dalla media dell’Eurozona e nonostante prospettive rosee per il prossimo anno con un ulteriore diminuzione fino al preventivato 10,8%. In questo contesto, il 53% delle imprese di Milano, Lodi, Monza e Brianza prevede di chiudere il 2017 con un fatturato in crescita rispetto al 2016. Le prospettive per il 2018, invece, sono più caute. Il 2017 si rivela un anno estremamente positivo per le performance delle imprese del nostro territorio. Il migliore risultato assoluto dal 2008, mentre per il 2018 le aziende sono più prudenti. Da un’analisi dei vari settori emerge un dato interessante che riguarda le aziende del terziario innovativo, che registrano risultati particolarmente positivi e potranno fare da traino per l’intero sistema produttivo lombardo. Nel 2017 le imprese rivedono al rialzo le previsioni formulate ad aprile: salgono al 53%, le imprese che contano di chiudere l’anno con un fatturato in crescita rispetto al 2016, mentre si riduce la quota di chi pensa di avere vendite in linea con l’anno scorso, dal 34% al 27%. Infine, sale al 18%, dal precedente 13, l’incidenza delle imprese che prevede una riduzione del fatturato per l’anno corrente, restando tuttavia la percentuale più bassa dal 2008 ad oggi. Guardando invece al 2018, il 37% delle imprese si aspetta una crescita delle vendite rispetto all’anno in corso. Mentre un altro 34% parla di un 2018 in linea con l’anno precedente e il 5%, invece, prevede una diminuzione del fatturato.

Tuttavia, in quest’ultima rilevazione, il 25% delle imprese intervistate ‘non risponde’; percentuale che sottolinea il permanere di una forte incertezza delle aziende sul breve termine. Insomma, i presupposti e persino i dati concreti confermano che la ripresa è innescata. Certo non parliamo di ritmi cinesi, ma mettiamo alle spalle un decennio di segni negativi. A frenare, ostacolare, una più vigorosa risalita della produzione, dei fatturati, dell’occupazione, sono i nodi atavici che più volte abbiamo denunciato e che restano irrimediabilmente irrisolti da una politica incapace di provvedere alla soluzione dei problemi, talvolta irriguardosa nel non vederli. Siamo per giunta in chiusura di legislatura e l’incertezza fa capolino anche fra gli imprenditori più ottimisti, inducendo a una prudenza che si somma allo scoraggiamento che deriva da un peso fiscale troppo elevato per consentire alle nostre aziende di competere nel mondo, alle mancate semplificazioni che fanno della burocrazia un fardello insostenibile, alle timide liberalizzazioni che, al pari degli attesi tagli alla spesa pubblica improduttiva, ancora appaiono insufficienti per liberare risorse e fare investimenti in innovazione. Per non parlare del costo del lavoro. Temi che dovrebbero farla da padrone nella prossima campagna elettorale, ma che al momento faticano ad essere citati. sandro.neri@ilgiorno.net