Cospito, la soluzione? Abbassare i toni, non la guardia

Come si risolve il caso Cospito? E dobbiamo davvero temere questo stato di tensione? Sono le due domande che la vicenda dell'anarchico al 41 bis pone a tutti noi

Agnese Pini

Agnese Pini

La prima domanda: come si riuscirà a risolvere il caso Cospito, evitando da un lato che l’anarchico si lasci morire in carcere - per ovvie ragioni umanitarie e per altrettanto ovvie ragioni politiche - e dall’altro di cedere a quello che rischia di prospettarsi come un ricatto, dato che rimettere in discussione una misura come il 41 bis in un contesto del genere è una strada praticamente impossibile da percorrere?

La risposta a questa prima, delicatissima domanda, ce la offre in parte il magistrato Gian Carlo Caselli (che potete leggere qui): "Lo Stato non tortura e non si vendica, lo Stato lavora per affermare la legalità". E sul 41 bis: "In un Paese abituato a farsi dettare l’agenda dall’emergenza, un tema così delicato può essere preso in mano solo in un clima di unità politica".

Quindi, la prima e sola cosa da fare è “abbassare i toni” (parafraso le parole usate ieri da Giorgia Meloni) in Parlamento: è chiaro che se c’è una possibilità di attenuare il pasticcio anche politico che si è scatenato da una gestione tardiva dell’affaire Cospito - l’anarchico ha iniziato lo sciopero della fame da ben cento giorni - è quella di raffreddare il surriscaldato dibattito tra i partiti che è andato, per usare un eufemismo, fuori controllo. È questa, infatti, la condizione necessaria per provare a valutare con le cautele, certezze e garanzie di uno stato di diritto le condizioni e le richieste del detenuto, evitando strumentalizzazioni che stanno avendo il solo effetto di esasperare la situazione e di allontanare la soluzione di un problema giuridico e politico che si porta dietro una serie di effetti collaterali ancora imprevedibili e potenzialmente molto gravi.

E arrivo dunque alla seconda domanda: dobbiamo davvero temere, come Paese e come cittadini, il clima di tensione che ha preso piede negli ultimi giorni per colpa di frange antagoniste e anarchiche “fluide e orizzontali”, come le hanno definite le forze dell’ordine? A differenza di quanto accaduto negli ultimi vent’anni, l’allerta è tornata a essere sistemica e strutturata: minacce a giornali e istituzioni, messaggi inquietanti e gravissimi all’università La Sapienza, cortei diffusi in mezza Italia. Fare allarmismi in questi casi è pericoloso, ma sottovalutarne la portata sarebbe a maggior ragione miope e grave.