Quelle colpe addossate ai cittadini

Dopo la proroga dello stato d’emergenza, ora esteso al 31 gennaio, si paventano nuove misure restrittive e, soprattutto, si agita lo spettro di un nuovo collasso degli ospedali

Milano, 4 ottobre 2020 - Dunque, ci risiamo. Dopo la proroga dello stato d’emergenza, ora esteso al 31 gennaio, si paventano nuove misure restrittive e, soprattutto, si agita lo spettro di un nuovo collasso degli ospedali. L’incubo che, all’inizio della scorsa primavera, aveva rapidamente portato alle «zone rosse» e a una sospensione, decreto dopo decreto, delle libertà personali. A generare il nuovo allarme, l’aumento dei contagi e il proliferare dei focolai. La sensazione è che la colpa della risalita del numero dei positivi al Covid 19 venga addebitata ai cittadini. Quindi se in Italia la situazione è migliore che nel resto d’Europa, il merito è delle scelte del governo; se peggiora, la responsabilità è degli italiani.

Innanzitutto si potrebbe disquisire sul significato dei dati sanitari delle ultime settimane. Salgono i contagi, sì, ma a fronte di un numero di tamponi più che raddoppiato rispetto alla fase più critica della pandemia. Le percentuali di ricoveri in ospedale e in terapia intensiva rispetto al totale dei contagiati rimangono assolutamente contenute (2-3 per cento, che diventa 0,5 per le terapie intensive). Questo denota una assoluta gestibilità dell’attuale situazione con gli strumenti del servizio sanitario nazionale. Ciò non toglie che il governo abbia avuto mesi per pianificare interventi di potenziamento degli ospedali e, in particolare, dei reparti Covid, potendo accelerare le procedure burocratiche e amministrative che a tutt’oggi non hanno prodotto alcun risultato in termini di aumento dei posti letto e di incremento del personale medico e sanitario.

Sembra di vivere la stessa contraddizione che si è verificata all’apertura delle scuole. Anche in materia di istruzione il governo ha avuto sei mesi di tempo per organizzare al meglio l’attività didattica in presenza e in sicurezza, eppure oggi deve fare i conti con l’insufficienza della strumentazione nelle singole aree e con i vuoti negli organici del personale docente. Non solo: i 37 miliardi di euro del Mes sarebbero stati particolarmente preziosi per gestire queste criticità, sia nelle strutture ospedaliere che in quelle scolastiche, agendo in via preventiva. Ed evitando un nuovo sovraccarico delle corsie dei nosocomi ed eventuali sospensioni delle lezioni scolastiche.

Anziché continuare ad addossare la colpa agli italiani che tanta pazienza hanno dimostrato di avere da marzo in poi, il governo avrebbe dovuto agire con tempestività e determinazione per migliorare ulteriormente il servizio sanitario. La confusione che regna sovrana sul vaccino antinfluenzale è lo specchio dell’incertezza politica e delle divisioni fra governo centrale e Regioni e tra queste e i Comuni. Agli annunci non sono seguiti adeguati e incisivi provvedimenti. E i nodi vengono al pettine.