Tra vecchio e nuovo

Tra le tante anomalie di questa campagna elettorale impossibile non notare la dicotomia tra vecchio e nuovo

Milano, 7 gennaio 2018 - Tra le tante anomalie di questa campagna elettorale impossibile non notare la dicotomia tra vecchio e nuovo. Generata anche da una legge elettorale che consolida il potere di ricatto dei piccoli partiti nei collegi uninominali e che resuscita vecchi simboli, come quelli dei radicali, della Democrazia Cristiana e, addirittura, della Margherita che si era sciolta nel Partito Democratico. I bizantinismi della Prima Repubblica sembrano tornare prepotentemente alla ribalta, in uno scenario però profondamente cambiato. Scarseggiano i candidati premier (uniche eccezioni Luigi Di Maio e Matteo Salvini) e la propaganda politica sembra spostarsi decisamente sui canali social, con una progressiva perdita di appeal da parte dei confronti televisivi. 

L'istruttoria condotta dal garante della privacy su Rousseau, la piattaforma utilizzata dal Movimento 5 Stelle per la sua propaganda politica, al di là della fondatezza delle accuse di violazione della privacy di iscritti e simpatizzanti pentastellati, è certamente un segno dei tempi: il controllo della rete è la vera partita di questa sfida elettorale per le Politiche. Lo stesso boom di autocandidature pervenute al Movimento 5 Stelle attraverso il web conferma che la partecipazione alla vita politica segue sempre più apertamente l’onda del dibattito su Internet piuttosto che i rituali della televisione. La presenza in Parlamento, per la prima volta, di una massiccia pattuglia di deputati e senatori grillini ha contribuito in questi ultimi cinque anni a potenziare l’interazione online fra partiti e cittadini, con conseguente aumento del potere di influenza dei social sulle scelte di voto. D’altra parte le modalità di partecipazione diretta degli elettori alla vita dei partiti appaiono sempre più in crisi, come evidenzia il crollo del numero dei tesserati alle tradizionali formazioni politiche.

L’esito delle urne, il 4 marzo, risentirà proprio del dosaggio fra elementi della vecchia politica ed elementi di novità. Tanto più che il potere di condizionamento di vecchie sigle risulterà decisivo, tantomeno avranno efficacia le strategie di web reputation delle principali forze politiche, che mostrano di convertirsi in modo sempre più convinto alla propaganda in rete. Non è un caso che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la Commissione parlamentare di vigilanza stiano per varare nell’indifferenza quasi generale i regolamenti attuativi sulla legge per la par condicio che disciplina da 18 anni la materia della comunicazione politica. E che pretende di regolamentare un mondo dei media che nel frattempo è radicalmente mutato proprio grazie al peso ormai dominante di Internet. La stessa polemica divampata in queste ore sulla possibile abolizione del canone Rai non sembra aver scaldato più di tanto l’animo dei contribuenti. Semmai è riuscita soltanto a incrinare i rapporti tra Pd e alcuni ministri dell’attuale governo.

sandro.neri@ilgiorno.net