La politica del piano B

La campagna elettorale è appena iniziata e sta già assumendo connotati paradossali

Milano, 17 dicembre 2017 - La campagna elettorale è appena iniziata e sta già assumendo connotati paradossali. Fino al 2013 le coalizioni si presentavano agli elettori sicure di vincere, annunciando già quello che avrebbero fatto andando al governo. Pierluigi Bersani, certo del successo elettorale, annunciava per esempio le prime leggi da far approvare al Parlamento. E gli altri schieramenti, per ragioni opposte, erano altrettanto convinti di poter predominare alle urne. Il centrodestra agitava lo spettro del complotto anti-Cav che aveva portato alla costituzione del governo tecnico presieduto da Mario Monti. I Cinque Stelle,in quanto forza nuova sulla scena elettorale, erano un’incognita e in cuor loro accarezzavano il sogno di una vittoria storica. Oggi lo scenario sembra completamente mutato. 

Dopo lo scotto del pareggio a tre decretato dalle urne del 2013, che ha costretto i presidenti della Repubblica a lavorare per la formazione di governi di larghe intese, nessuno dei tre competitor (centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle) si sente sicuro di vincere. Anzi, tutti e tre sembrano quasi più preoccupati di annunciare ai loro elettori un piano B. Il redivivo Silvio Berlusconi, per esempio, pur capeggiando lo schieramento che negli ultimi sondaggi parrebbe in vantaggio, frena e arriva a ipotizzare un prolungamento dell’esperienza governativa a guida Gentiloni in caso di stallo post-elettorale. Che lo faccia perché sotto sotto teme il colpo di scena di un’alleanza PD-Cinque Stelle può anche essere. Ma è assai più probabile che il leader del centrodestra sia consapevole delle scarse possibilità che il suo schieramento possa sfondare il tetto del 40 per cento dei consensi. Nel campo del centrosinistra, scissioni e veti incrociati allontanano la prospettiva di una ricomposizione e rendono quasi impossibile un successo elettorale. Ecco perché lo stesso Matteo Renzi, pur ostentando ottimismo, ha già pronto il piano B, con la riproposizione di Gentiloni premier, al fine di attrarre anche i centristi che attualmente si accingono ad allearsi col centrodestra e che in caso di pareggio potrebbero trattare col miglior offerente. Senza contare l’ipotesi di riesumazione del patto del Nazareno,magari con la benedizione del Quirinale.

Anche il Movimento 5 Stelle, accreditato negli ultimi sondaggi come il primo partito, percepisce l’impossibilità di raggiungere da solo la soglia del 40 per cento e quindi, per bocca del suo candidato premier Luigi Di Maio, ha già fatto sapere che potrebbe chiedere al presidente Mattarella l’affidamento dell’incarico di formare il nuovo esecutivo per poi andare in Parlamento a chiedere i voti a tutte le forze politiche su singoli punti programmatici. Infine, l’ultimo paradosso: si dà quasi per scontato che si possa tornare alle urne, come già successo in Spagna, prima dell’estate. E quindi la decisione di Mattarella di sciogliere le Camere tra Natale e Capodanno per indire le elezioni già il 4 marzo sarebbe funzionale a questa prospettiva.

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