Autonomia bloccata

I cittadini lombardi e veneti avevano a stragrande maggioranza votato a favore di una riforma che consentisse ai territori regionali di autogestirsi nelle principali voci di spesa

Milano, 13 ottobre 2019 - Non fermiamoci alle apparenze. Nonostante la discussione sulla prossima manovra di bilancio abbia messo in ombra molti temi in agenda già l’estate scorsa, prima della crisi di governo, le priorità sul fronte politico non sono cambiate. Permane il forte disagio dei governatori del Nord che per molti mesi hanno accarezzato il traguardo dell’autonomia differenziata e ora stanno inesorabilmente scoprendo che questo non è tra le scadenze che stanno più a cuore al Conte bis.

Per altro, quand’anche il disegno autonomista finisse sul tavolo di Palazzo Chigi e dei ministri competenti, assumerebbe una fisionomia molto diversa da quella auspicata col referendum del 23 ottobre del 2017. A quasi due anni dallo svolgimento di quelle consultazioni referendarie le lancette dell’orologio del processo di ridefinizione delle competenze Stato-Regioni sono tornate indietro. I cittadini lombardi e veneti avevano a stragrande maggioranza votato a favore di una riforma che consentisse ai territori regionali di autogestirsi nelle principali voci di spesa.

Quelle certezze, però, ora non ci sono più. Stando alle recenti dichiarazioni del neoministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, l’esito di quei referendum va smontato perché, diversamente, rischierebbe di mettere seriamente in discussione l’unità nazionale. Su queste sue considerazioni pesa certamente lo sbilanciamento dell’attuale esecutivo in favore del Sud, area geografica dalla quale proviene gran parte degli attuali ministri. Lo stesso Boccia è già proiettato verso le prossime elezioni regionali, previste anche nella sua Puglia. Un ulteriore ostacolo sulla strada della realizzazione della riforma autonomista è rappresentato proprio dalle tornate amministrative che si aprono il 27 ottobre (regionali in Umbria) e che chiameranno alle urne milioni di elettori del centrosud. Cioè quelli sicuramente meno sensibili al tema della redistribuzione delle competenze regionali e molto più interessati ai temi del fisco e del lavoro.

Le parole pronunciate dal governatore lombardo Attilio Fontana a proposito della possibilità che, in materia di scuola, le Regioni facciano da sole qualora il centralismo romano dovesse frenarne l’azione, la dicono lunga sul clima di scontro - che appare destinato a infiammarsi sempre più - fra livelli centrale e periferico dell’amministrazione dello Stato. Dopo tutto, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in più occasioni, ultimamente, ha richiamato il valore dell’unità nazionale proprio temendo uno sfilacciamento del tessuto sociale a seguito dell’inasprirsi delle tensioni sul tema dell’autonomia. In settimana la manovra finanziaria dovrà assumere una veste molto più definita. Ma c’è da scommettere che subito dopo i presidenti delle Regioni del Nord torneranno a farsi sentire con veemenza