Autonomia, il suo destino entro l’estate

Il dibattito sulla legge quadro riporta d’attualità il tema

Il direttore Sandro Neri

Il direttore Sandro Neri

Milano, 15 maggio 2022 - Il dibattito sulla legge quadro riporta d’attualità il tema dell’autonomia differenziata. Cioè della possibilità, riconosciuta dalla Costituzione alle regioni a statuto ordinario, di trattare ulteriori margini di autonomia a fronte di un pareggio di bilancio. Un’occasione, secondo i sostenitori di questa battaglia, per rimodernare l’assetto istituzionale del Paese. Il 22 ottobre 2017 un referendum consultivo territoriale ha autorizzato Veneto e Lombardia a procedere. Lo stesso l’Emilia Romagna, dove la strada scelta è risultata quella istituzionale dell’istanza diretta da parte del governatore. 

Lombardia e Veneto, i cui presidenti Fontana e Zaia ne hanno parlato anche ieri a Roma in occasione della convention della Lega «È l’Italia che vogliamo», hanno firmato a febbraio, insieme all’Emilia Romagna, un accordo preliminare con il governo. Oggi il nodo è la legge quadro. In altre parole, il provvedimento che definisce il percorso al cui interno svolgere la trattativa. Già il ministro Francesco Boccia aveva posto la questione sul tavolo, con l’obiettivo però di rallentare il processo. Adesso il ministro Mariastella Gelmini, succeduta a Boccia ai vertici del Dicastero per gli Affari regionali, l’ha ripresa ma sotto tutt’altra forma. La legge quadro, di carattere procedurale, da poco messa a punto negli uffici ministeriali dovrà sopperire alla mancanza di una legge attuativa dell’autonomia differenziata.

Qui, come emerso ieri, le due visioni, prima diverse, di Attilio Fontana e di Luca Zaia, si sono risolte nella comune richiesta di un’iniziativa concreta. Al di là dei dettagli contenuti nella bozza, di certo la legge quadro è il collo di bottiglia per arrivare a mettere le carte sul tavolo. Le Regioni i loro compiti a casa li hanno finiti (Lombardia e Veneto hanno individuato almeno cinque materie sulle quali è incontestabile il primato regionale rispetto alle performance istituzionali dello Stato); ora tocca al governo. Cui spetta innanzitutto accelerare le procedure di approvazione in seno all’esecutivo perché il progetto possa arrivare prima possibile in parlamento. Due gli ostacoli: il calendario parlamentare e lo sviluppo, tutto da vedere, della trattativa. I tempi sono strettissimi ed è facile prevedere che il dibattito possa slittare a fine settembre. Sempre che, al contrario, il ministro Gelmini non vinca la sfida di far approvare il testo entro l’estate. Matteo Salvini, che si dice fiducioso, la sprona a muoversi subito. Non dovesse riuscirci, il dibattito sulla legge di stabilità rispedirebbe in soffitta, ancora una volta, la legge quadro e, insieme a questa, i progetti di autonomia regionale.