La tempesta alle porte

Il bollettino della Banca d’Italia non fa sconti: è ufficialmente allarme recessione

Milano, 20 gennaio 2019 - Il bollettino della Banca d’Italia non fa sconti: è ufficialmente allarme recessione. Gli indicatori della nostra economia volgono al peggio. Via Nazionale rivede la stima di crescita del Pil 2019 passando dall’1% allo 0,6%, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza. Inevitabili e prevedibili le reazioni di Confindustria che teme per la tenuta del sistema delle imprese. Altrettanto scontate le difese d’ufficio dell’operato del governo da parte del vicepremier Luigi Di Maio, che ha accusato la Banca d’Italia di sbagliare sempre valutazioni e di aver disegnato in questo caso «scenari apocalittici». Si moltiplicano intanto le voci di una possibile manovra aggiuntiva già in primavera per correggere gli effetti non positivi della manovra del governo Conte sui conti pubblici. Sono molti gli analisti che lanciano un monito all’esecutivo, affinché prenda atto dell’impossibilità, in un quadro come quello attuale, di portare avanti provvedimenti come il reddito di cittadinanza e quota 100, difficilmente sostenibili con una congiuntura così negativa. 

E ancora più irrealistici con un deficit così elevato dei conti pubblici. Appare difficile che Lega e Movimento 5 Stelle, ormai in piena competizione elettorale, possano retrocedere rispettoai tonitrionfalistici utilizzati solo qualche giorno fa nell’annunciarel’approvazione del «decretone». Matteo Salvini e Luigi Di Maio sanno di giocarsi una cospicua fetta dicredibilità su quei due punti programmatici e manterranno quindi la barra dritta almenofino a maggio, perpoter incassare il dividendo di consensi nelle urne delle europee. Mai loro interessi confliggono sempre più nitidamente con quelli del Paese, che invece avrebbe bisogno di un forte impulso per le infrastrutture e di solidi incentivi al sistema delle imprese. Non basta infatti collegare al reddito di cittadinanza sgravi fiscali per le aziende che assumono disoccupati; bisognerebbe piuttosto stimolare le impreseadaumentare laproduzione - e quindi l’occupazione - attraverso un più facile accesso al credito. È evidenteperò chesenza unasufficiente fiducia in una ripresa economica le banche sono le prime a irrigidirsi nell’erogare prestiti alle aziende. È dunque un cane che si morde la coda. 

C’è da chiedersi come se ne possa venire fuori. L’appuntamentoconleelezioni europee sarà certamente uno snodo importante, perché un’eventualevittoria delle forze populiste porterebbe a una modifica sostanziale dei parametri di valutazione finanziaria delle singole economie nazionali. E, secondo alcuni, persino a una revisione dei trattati. Ma ove gli equilibrieuropei nondovessero mutare in modo sostanziale, all’indomani del 26 maggio per il governo Conte arriverebbe inesorabilmente la resa dei conti. E i nuovi commissarieuropei,sulla falsariga di quelli attuali, avrebbero buon gioco nel rinfacciare al nostro esecutivo il mancato rispetto delle regole fondative del patto tra gli Stati. Su questoquadrodi profonda incertezza si inserisce l’ultimo sondaggio che attribuisce allaLegail36percentodeiconsensie ai 5 Stelle poco più del 25.Quanto bastaperfar esultare Salvini, che già pregusta l’Opa definitiva sul centrodestra e - perché no? - su Palazzo Chigi.