Vino annacquato, ecco la proposta allo studio dell'UE che divide l'Italia

La proposta per conquistare nuove fasce di mercato che chiedono di diminuire l'alcol

Vino

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La proposta è ancora in fase di studio e le certezze arriveranno almeno tra un mese. Parliamo dell'ipotesi di una nuova regolamentazione del vino annacquato, cioè con una quantità di alcol azzerata o molto bassa, che consentirebbe ai produttori di applicare le famose etichette di origine, come Igp e Doc, al vino senza alcol. Una "bestemmia" o una "frode" per i puristi, un'enorme opportunità commerciale per alcuni produttori che in questo modo potrebbero conquistare nuove fasce di consumatori sia in Europa che negli altri conteninenti: ci riferiamo, per esempio, alle persone che per motivi di dieta non vogliono o non possono assumere alcolici ma soprattutto al crescente numero di potenziali clienti la cui religione vieta il consumo di alcolici. Del resto, la popolazione di fede musulmana cresce a ritmo sostenuto in tutto il mondo e anche nelle città europee.

Qui Bruxelles

L'istanza, avanzata dai paesi del Nord Europa, è sui tavoli di Bruxelles nell'ambito della nuova Politica Agricola Comune che definisce le strategie continentali del settore agroalimentare a partire dal 2023 e fino al 2027 a fronte di uno stanziamento economico di 350 miliardi di euro con ricadute gigantesche sul lavoro di agricoltori, allevatori e pescatori. In particolar modo, si guarda al capitolo della Organizzazione Comune dei Mercati che racchiude norme e regole per l'etichettatura e la commercializzazione dei prodotti agricoli europei per favorirne la vendita e difenderne marchio e provenienza dai tanti tentativi di imitazione. In questo contesto è arrivata la proposta di estendere i marchi di riconiscimento che garantiscono circa la provenienza e la qualità della produzione al cosiddetto vino dealcolato. Si farà? Difficile dirlo. Le trattative sono in corso, le posizioni dei paesi diverse anche al loro interno  e il risultato sarà un compromesso in cui rientreranno altri capitoli di spesa e interesse. 

"Non aggiungeremo acqua"

La Commissione Europea non ha mai proposto di annacquare il vino, ma semplicemente di modificare il quadro giuridico Ue per consentire lo sviluppo dei vini dealcolati, cioè con un tenore alcolico minore rispetto al vino propriamente detto, prodotti per cui si riscontra una domanda "crescente" e che potrebbero costituire "un'opportunità" interessante per il settore. Lo spiega il portavoce della Commissione Balazs Ujvari, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.  "E' importante - afferma il portavoce - chiarire la faccenda e correggere le cose che vengono raccontate. Il potenziale sviluppo di vini dealcolati è un'importante opportunità di mercato per il settore vinicolo dell'Ue. La domanda dei consumatori di vini con minore tenore alcolico è aumentata in modo significativo negli ultimi anni. Nella sua proposta di riforma della Politica agricola comune del 2018, la Commissione ha proposto di adattare il quadro giuridico Ue sui vini per includere questo prodotto nuovo e promettente".  "Tuttavia - sottolinea Ujvari - va notato che la proposta della Commissione non fa alcun riferimento all'aggiunta di acqua. E' in corso un negoziato legislativo e speriamo che i colegislatori appoggino questo approccio, a beneficio dell'intero settore vinicolo Ue". Nella proposta, conclude, "non si parla di vini senza alcool, bensì di vini a minore tenore alcolico, che è una distinzione importante da fare". 

Come si ottiene e a chi conviene

Il vino dealcolato, con una quantità di alcol ridotta o nulla, già viene prodotto attraverso vari procedimenti, tra i quali l'aumento della percentuale di acqua nella fase finale o altri metodi più tradizionali per diminuire la presenza di alcol. Come scritto, la Commissione Europa ha perà escluso l'aumento di acqua. Nulla di nuovo, in assoluto. Ma è chiaro che l'utilizzo di denominazione di origine  "prestigiose" per vino che tale non è fa discutere non solo enologi ed esperti. La questione è soprattutto di business. Solo i grandi produttori avrebbero stutture e numeri per immettere nel mercato internazionale una quantità significativa di vino dealcolato, senza ridurre quella di vino classico. I più piccoli, per contro, rischierebbero di vedere ridotta la propria penetrazione nei mercati.  Le posizioni in campo, come si diceva, sono variegate e non tutti così contrarie alla novità. L'Italia, va ricordato, è il primo produttore europeo di vino, seguito dalla Francia, e dunque avrà certamente voce in capitolo.

Produttori e associazioni divisi

Dal "no" senza se e senza ma di Coldiretti a quello della Federazione Italiana Vignaioli, contraria di fatto alla trasformazione del vino in una bibita industriale, al "valutiamo" di altre associazioni di produttori, il dibattito è aperto anche a politici ed esperti di vino. C'è chi ritiene l'operazione della dealcolizzazione fattibile - con mantenimento della dicitura vino - solo per vini da tavola non protetti non protetti dalle denominazioni di orginie. Ma esiste anche un'ala aperturista, rappresentata dalla Uiv (Unione Italiana Vini) che non eslcude tale possibilità anche per i vini d'eccellenza. Più o meno, sulla stessa linea anche la Federazione Europea dei vini. La partità è solo all'inizio.