Ucraina, l’Italia rischia la crisi energetica: “La soluzione è nelle rinnovabili”

Elettricità Futura: “Non possiamo più dipendere dal gas russo: è questione di sicurezza nazionale. Il Governo acceleri con l'energia pulita”

Illustrazione di Arnaldo Liguori

Illustrazione di Arnaldo Liguori

La luce costa cara. Lo sanno le famiglie, costrette a ridurre le spese per fare quadrare i conti a fine mese. Lo sanno le imprese, obbligate a ridurre la produzione o diminuire i turni, con grande danno per ricavi e investimenti. In tutto questo, i venti di guerra tra Russia e Ucraina e le sanzioni annunciate da Unione europea e Stati Uniti hanno fatto sussultare i mercati e fatto impennare le quotazioni del gas con cui mezza Europa produce energia elettrica.

Secondo i dati dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, il primo trimestre di quest’anno è iniziato con un aumento della bolletta elettrica del 55 per cento. Un fatto senza precedenti. Per i consumatori domestici, è più che triplicato in due anni. «È un’emergenza», spiega Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, l’associazione che riunisce il 70 per cento delle imprese italiane del mercato elettrico.

Rebaudengo, quali sono le cause? Principalmente l’aumento del prezzo del gas, quadruplicato in un anno, causato a sua volta dalla ripresa economica e dall’aumento della domanda di gas, soprattutto in Asia. L’instabilità geopolitica e le tensioni tra Russia e Ucraina hanno peggiorato le cose, quindi è probabile che il prezzo gas non scenderà per molto tempo.

Questo quanto incide sull’Italia? Moltissimo. L’Italia produce il 60 per cento dell’elettricità utilizzando il gas, metà del quale arriva proprio dalla Russia. Dobbiamo aumentare l’indipendenza energetica dalle importazioni dei combustibili fossili: è una questione di sicurezza nazionale, ma anche ambientale. L’elettricità prodotta col gas dovrà passare dal 60 al 30 per cento entro il 2030 per ridurre le emissioni di CO2 del 2030.

Lo Stato ha tolto gli oneri di sistema e le imposte rappresentano appena l’11 per cento del prezzo delle bollette. Come altro può intervenire? Il Governo dovrebbe semplificare la burocrazia per consentire l’installazione di tutti gli impianti rinnovabili oggi bloccati perché in attesa di un’autorizzazione. Se lo avesse fatto cinque anni fa, oggi i prezzi sarebbero molto più bassi. Eppure, il Governo è andato nella direzione opposta: con il decreto legge Sostegni colpisce le rinnovabili introducendo meccanismi iniqui e distorsivi del mercato. E a dirlo non siamo solo noi, ma anche le associazioni di ambientalisti e di consumatori.

La partita per l’energia si gioca a livello internazionale ed ha vaste implicazioni geopolitiche. Cosa può fare l’Italia? A lungo termine, basterebbe che tenesse fede agli obiettivi di decarbonizzazione. Dobbiamo lavorare per le rinnovabili: è questo strumento raccomandato dalla Commissione europea. Nel mondo, gli investimenti nelle rinnovabili e nella transizione energetica hanno raggiunto il record assoluto di 755 miliardi di dollari nel 2021, una crescita del 27 per cento rispetto al 2020. E da noi gli impianti sono bloccati.

Cosa ci aspetta nel futuro? Quali sono le previsioni per il 2022? La nostra bolletta è legata dal destino del prezzo del gas e sarà quindi ancora più elevata rispetto al 2021. L’Italia deve liberarsi del suo storico tallone d’Achille, ovvero l’incapacità di rendere operative le norme entro i tempi previsti. Entro giugno il Governo dovrebbe stabilire i criteri delle aree idonee per gli impianti rinnovabili necessari dal 2030 al 2050. Sarebbe opportuno che anticipasse la pubblicazione a marzo, così da lasciare più tempo alle Regioni di stabilire le condizioni per le imprese che investono. Dobbiamo intervenire subito.