Terapie geniche, Rna, test Idee in cerca di sviluppo

Le società selezionate da BioInItaly e IntesaSanpaolo

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di Daniele Monaco

Rosso e verde sono i colori delle dieci biotecnologie rimaste in gara nel percorso nazionale BioInItaly di Assobiotec-Federchimica: startup impegnate nel settore biomedico (red biotech) e nell’economia circolare (green biotech) che, una volta ammesse al forum degli investitori di Milano l’8 aprile, dovranno convincere business angel, venture capital e fondi corporate provenienti da tutto il mondo, a erogare un finanziamento early stage per sostenere un piano di sviluppo.

In Italia le iniziative innovative nel biotech avviate tra marzo e settembre dell’anno scorso sono state 33, "segnale di una pronta risposta del comparto alla lotta al Covid-19", secondo Palmisano. E proprio nel red biotech sono impegnate cinque realtà ammesse alla fase di coaching di Intesa Sanpaolo Startup Initiative. Si parte da Doulix (Venezia), attiva nel settore delle biotecnologie applicate alla salute, prima piattaforma integrata che permette di progettare, validare e sintetizzare costrutti sintetici utilizzando parti biologiche standard validate in laboratorio. Dal Veneto arriva anche Altheia Science, vincitrice della tappa di Padova: spin off dell’Università degli Studi patavina, la startup sviluppa terapie geniche innovative per il trattamento delle malattie autoimmuni e un nuovo approccio di immunoterapia per il trattamento dei disturbi mieloidi. L’obiettivo è poter agire sul patrimonio genetico per bloccare la ricaduta o la progressione delle malattie.

Dal Nord-Est arriva anche Lighthouse Biotech di Pordenone: selezionata nella tappa di Trento, intende fornire informazioni diagnostiche per migliorare la qualità di vita ed l’efficacia di terapia nel trattamento del cancro. Il prodotto è una soluzione brevettata, utilizzata con un dispositivo nella biopsia liquida per il trattamento dei tumori, che consente di catturare singole cellule tumorali. Selezionate ancora vitali e inalterate, vengono raffigurate, cernite, conservate nelle banche biologiche e poi analizzate, ad esempio per il sequenziamento. Sarebbe così possibile accelerare la ricerca sul cancro e lo sviluppo di farmaci, conducendo a decisioni chiave sul trattamento.

Le altre due arrivano dalla tappa di Napoli. Pandhora, di Mercato San Severino (Salerno) sviluppa sistemi tecnologici e dispositivi medici per la mobilità di persone diversamente abili, grazie a un team di biomedici e ingegneri meccanici. Infine, il progetto Linc01087 in biopsia liquida per la diagnosi di sottotipi del tumore alla mammella, ha identificato un nuovo biomarcatore tissutale (LINC01087, un RNA non codificante) che può essere utilizzato per decifrare la categoria dei tumori al seno, a partire dalle molecole circolanti nel sangue e senza l’utilizzo di tecniche invasive. Le altre startup del green biotech rimaste in gara sono Vegea, società che utilizza processi produttivi che si basano sullo sfruttamento di vinacce per sviluppare biomateriali completamente sintetici a base vegetale. Planeta Renewables che propone l’utilizzo di miscanto, graminacea perennante e non infestante per la produzione di energia in regime di cogenerazione. A queste si aggiungono T3 (Venezia), che opera nel settore della circular bioeconomy, utilizza biomasse di scarto per produrre microcapsule brevettate, Strains4Plants (Trento) che ha progettato una piattaforma per la fertilizzazione delle colture agricole con prodotti sostenibili e Service Biotech (Napoli) che mette a disposizione un nuovo biomateriale finalizzato, in particolare, al settore del packaging e biorisanamento del territorio in grado di valorizzare gli scarti delle produzioni agroindustriali.