Pavia soft, Milano è la più cara. Le aziende: "Meno tasse locali"

Report Assolombarda, forte disparità fra città. Stabile la pressione sui capannoni nell’era Covid

Alessandro Scarabelli direttore generale Assolombarda

Alessandro Scarabelli direttore generale Assolombarda

Milano - Come la goccia che alla fine rischia di scavare il marmo, così negli ultimi nove anni la pressione fiscale dei Comuni su uffici e capannoni industriali è cresciuta lentamente, ma senza sosta. Rispettivamente dell’8,6%, con un rincaro medio annuo di 615 euro, che ha fatto aumentare l’importo complessivo da 7.122 euro a 7.737, e dell’8,4% con totale passato da 36.581 euro versati a 39.671 euro. Non solo, secondo gli industriali "c’è troppa disparità fra territori sul fronte Tari": la tassa rifiuti vede in Città Metropolitana, in Brianza, nel Lodigiano e da quest’anno anche nel Pavese con i suoi 35 centri, una mappa della disuguaglianza. Dove l’imposizione è maggiore, le aziende pagano anche 13 volte più dei colleghi che operano in luoghi dove il prelievo è più modesto, "con evidenti ripercussioni sulla competitività".

Lo spiega il nono “Rapporto sulla fiscalità locale” elaborato da Assolombarda, fresco di stampa. Secondo il quale nel 20202, l’anno della crisi pandemica, gli importi medi pagati da un’impresa localizzata in uno dei 283 Comuni oggetto del monitoraggio mostrano una sostanziale stabilità rispetto a quelli pagati nel 2019: +0,2% sia per i capannoni che per gli uffici. I centri in assoluto più vicini alle imprese sono in porvincia di Pavia: Arena Po, con poco più di 2mila euro di tasse locali da pagare, seguito da Perona, Sannazzaro de’ Burgondi, Valle Salimbene, Groppello Cairoli. I più cari sono invece il capoluogo e la prima cintura: Milano, Sesto San Giovanni, Bollate, Rozzano e Cologno Monzese. Anche Monza e Lodi sono ad alta pressione fiscale e si piazzano al settimo e al decimo posto della classifica generale. Carissimi sul fronte Tari un manipolo di 21 comuni su 238 complessivi monitorati, dove si sono registrati aumenti superiori al 10% per gli uffici e in 18 comuni per i capannoni industriali, mentre diminuzioni di oltre il 10% sono state osservate in 16 comuni per gli uffici e in 21 per quanto riguarda le tasse sui capannoni.

«La leva fiscale gioca un ruolo fondamentale nel definire l’attrattività di un’area, nella sua capacità di richiamare investitori, questa analisi dovrebbe spingere le amministrazioni a riflettere – spiega il direttore generale di Assolombarda Alessandro Scarabelli –. Per il 2021 vogliano porre alle giunte il tema della detassazione di tutte le superfici produttive, magazzini compresi, in linea con l’orientamento del ministero della Transizione ecologica e con quello dell’Economia e delle Finanze, ma non con Anci, che ha espresso una posizione opposta. Speriamo che i sindaci si allineino al governo evitando lunghi contenziosi".