Superbonus 110%, ecco chi rischia di dover restituire i soldi e lasciare i lavori a metà

Tutte le conseguenze dell'esaurimento dei fondi: dalle sanzioni per i condomini al fallimento delle imprese

Game over. Sono finiti i fondi per il Superbonus 110%. E non sarà un problema solo per chi doveva ancore richiederlo (o ottenerlo) ma soprattutto per chi lo aveva già richiesto e (anche se in parte) ottenuto.

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Cos'è il Superbonus 110%

Il superbonus è una detrazione del 110% che si applica alle spese documentate per migliorare l'efficientamento energetico e/o sismico degli immobili in proprietà o in uso. In pratica se si spendono 100.000 euro si recupera, con le dichiarazioni dei redditi nel corso degli anni, 110.000 euro. In pratica si incassa nel tempo di più di quanto si è speso.

La cessione del credito

Un meccanismo sul quale si innesta la cessione del credito. Quando si decide di fare un lavoro che rientra nel Bonus 110%, per ogni 10 euro spesi lo Stato ne restituirà 11. Questi verrano "restituti" nel tempo recuperandono una quota per diversi anni attraverso la dichiarazione dei redditi. Oppure si può cedere il credito a una banca o istituto che se ne occupa. In questo caso il vantaggio è che la persona che ha fatto svolgere i lavori ottiene subito la somma (non tutto il 110%) e poi sarà l'istituto a recuperare i soldi (come fosse un mutuo). La differenza fra quanto erogato subito alle persone/condominio e quanto recuperato nel tempo dalla banca rappresenta il guadagno per l'istituto di credito. In termini tecnici il fornitore degli interventi offre uno sconto sul corrispettivo per un importo al massimo pari al corrispettivo stesso, che il fornitore recupererà ricevendo un credito di imposta pari alla detrazione spettante, cedibile ad istituti di credito o altri intermediari finanziari.

Ora è impossibile ottenerlo

Non sarà più possibile ottenere il Bonus 110% per chi deve ancora farne richiesta. Per presentare la domanda per le ristrutturazioni edili previste. Per fare domanda c'era tempo fino al 30 giugno, ma sono finiti i fondi previsti dal Governo per finanaziare questo incentivo.

Lavori a metà

Ma non c'è solo il problema per chi doveva richiederlo. Il rischio più grosso è per chi lo aveva richiesto. E in particolare per i condomini che hanno già incassato una parte dell’incentivo ma che, a causa del blocco del superbonus, rischiano di lasciare il lavoro a metà.

Oltre al danno la beffa: i soldi indietro

In questo caso non si rischia solo di vedere bloccati i lavori in corso. C'è il rischio che l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere la restituzione del credito con tanto di sanzioni.

Case impacchettate

Proprio il Superbonus ha modificato l'aspetto delle nostre città. Ovunque ci si gira si vede un'impalcatura che avvolge un edificio. Ora queste impalcature rischiano di rimanere lì a lungo senza più operai che ci lavorano.

Lo stop delle banche

Nei giorni scorsi Banca Intesa San Paolo ha incominciato a inviare ad alcuni clienti la comunicazioni su "L'elevato flusso delle richieste pervenute" di cessioni di crediti edilizi "ha purtroppo comportato l'esaurimento della nostra possibilità di compensare" tali crediti visto che, per legge, tutti gli operatori del mercato hanno "un vincolo di compensazione" che li obbliga ad avere crediti fiscali, come quelli edilizi, non superiori al livello di imposte e contributi versati dalla banca. Altri istituti di credito si appresterebbero a fare la stessa cosa.

Con la clausola

Se l’impresa edile ha inserito nel contratto una clausola che vincola l’avvio dei cantieri all’acquisto del credito da parte della banca, nessun problema. I lavori non sono partiti e non c’è stato alcun investimento.

Senza clausola

In questo caso i lavori sono partiti confidando nell'"acquisto del credito" da parte della banca. A questo punto l'impresa potrebbe bloccare i lavori (in alcuni casi sta già avvenendo) lasciandoli a metà e smontando le impalcature che (essendo in affitto per la maggior parte dei casi) rappresentano un costo.

Imprese a rischio fallimento

In questo caso secondo la Cna (Confederazione nazionale artigiani) sarebbero 33 mila le imprese (soprattutto di piccole e medie dimensioni) a rischiare il fallimento con un impatto notevole anche sull'occupazione per decine di migliaia di lavoratori edili. La Cna stima che i crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione ammontano a quasi 2,6 miliardi di euro. La consistenza dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) sta mettendo in crisi migliaia di imprese. Infatti, oltre 60mila le imprese artigiane si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità e con impatti gravissimi. Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati.

Le sanzioni per i condomini

Ancora peggio potrebbe andare a chi ha già incassato parte del credito sui lavori avviati. In questo caso l'Agenzia delle Entrate potrebbe "chiedere i soldi indietro" applicando delle sanzioni. In questo caso oltre al danno ci sarebbe la beffa.

Cosa fare

"Occorre un intervento urgente per prevenire un blocco dell'edilizia che avrebbe conseguenze devastanti su tutta l'economia. Le aziende edili non sono in crisi per colpa del Superbonus ma per colpa di quella parte politica che ha bloccato il circuito del credito". Così Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e componente VIII Commissione.  "Il Superbonus è una misura fondamentale per sostenere l'economia e per riqualificare il nostro patrimonio edilizio. Siamo convinti che questo strumento debba essere rifinanziato e messo nelle condizioni di sprigionare tutto il proprio potenziale in termini di aiuto all'economia e di contributo alla transizione ecologica". Lo dice Andrea Giarrizzo, vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera. In sostanza si chiede al Governo di stanziare nuovi fondi che permettano la copertura di tutte le richieste al 30 giugno.