UNIVERSITÀ E SOSTENIBILITÀ, IL FUTURO È IN PARTENZA DA BOLOGNA

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C’È UN FILO LOGICO ed etico che lega indissolubilmente sostenibilità e università: è la proiezione nel futuro e la creazione di pensiero di medio-lungo termine, secondo un paradigma opposto alla pericolosa e diffusissima tendenza alla ’trimestralizzazione’ (dell’economia e delle scelte) che ha pervaso il mondo occidentale pre-pandemia. È confortante dunque scoprire che le università italiane non sono rimaste indietro nella corsa alla sostenibilità, organizzandosi per tempo per connettersi a questo straordinario fenomeno globale. Due sono le classifiche di riferimento del settore a livello internazionale: THE Impact Rankings 2020, la classifica di Times Higher Education che monitora l’impatto di 766 università di tutto il mondo sul tessuto sociale usando i parametri indicati nell’Agenda 2030 dell’Onu, e GreenMetric, il ranking ideato da Universitas Indonesia che analizza le azioni e le politiche adottate dagli atenei di tutto il mondo in ambito green, con un’attenzione particolare per il cambiamento climatico, il consumo di acqua e di energia, il riciclaggio dei rifiuti e la sostenibilità dei trasporti. Sono classifiche complementari: se messe insieme, misurano quanto le Università più sostenibili siano capaci di unire quotidianamente teoria e pratica. In entrambi i casi, l’università regina in Italia nelle classifiche 2020 è quella di Bologna: prima in Italia e sesta al mondo nel THE Impact Rankings, ugualmente prima tra gli atenei italiani e al decimo posto a livello globale nel GreenMetric.

In quest’ultima classifica, molto attenta al lato gestionale degli atenei, spicca la presenza del nostro sistema universitario con ben cinque Università italiane posizionate nella top 50 mondiale: oltre all’Università di Bologna, si tratta di università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, università degli Studi dell’Aquila e Università Luiss Guido Carli di Roma. Dai due ranking si ricava una mappa molto interessante delle azioni messe in campo dall’Alma Mater bolognese, e più ampiamente di quanto si possa fare oggi per posizionare l’universitas nel secondo millennio. Osservando nel dettaglio gli indicatori alla base del THE Impact Rankings 2020, che si concentrano sull’offerta formativa, l’Università di Bologna risulta il terzo ateneo al mondo per l’obiettivo Onu "Pace, giustizia e istituzioni forti", che misura la capacità di promuovere società pacifiche e più inclusive attraverso l’accesso alla giustizia per tutti, e al quarto posto mondiale rispetto ad una serie di obiettivi quali "Povertà zero", che esamina le iniziative pensate per eliminare la povertà estrema e per garantire misure di protezione sociale per tutti, "Uguaglianza di genere" che considera l’attenzione alle politiche per superare le disuguaglianze di genere e "Lavoro dignitoso e crescita economica", che misura mediante la qualità della ricerca in campo economico la capacità di offrire a studenti e laureati occasioni nel mondo del lavoro.

Nell’edizione 2020 del ranking GreenMetric è invece la gestione dei trasporti il punto di eccellenza dell’Università di Bologna, che ottiene valutazioni molto alte anche sulla gestione dei rifiuti e sull’utilizzo delle risorse idriche. Il riferimento di fondo di tutti i ranking sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, obiettivi che per ampiezza e trasversalità sono applicabili ad ogni ambito dell’economia e della società. Nel caso delle Università, ogni impegno sulla strada della sostenibilità ha valore doppio perché rappresenta non solo un esempio di gestione illuminata, ma anche (soprattutto) uno strumento simbolico e operativo per formare nelle menti della classe dirigente del futuro una visione all’altezza dei macro-trend globali che guideranno la crescita del pianeta nei prossimi anni. E per atenei accusati di provincialismo come quelli italiani, avere menti e organizzazioni già aperte alla sostenibilità è decisamente una buona notizia.

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