UN MILIARDO E MEZZO DI BANDI FILANTROPICI IN SOLI SEI MESI

Migration

LE FONDAZIONI FILANTROPICHE italiane nei primi sei mesi dell’anno hanno messo a disposizione del Terzo settore bandi per un valore economico di 1,58 miliardi di euro: 1.580.505.864 euro, per l’esattezza. Le cause sociali più sostenute risultano essere state diritti umani e gli affari pubblici, seguiti da formazione, servizi educativi e sviluppo economico e, a chiudere, arte e cultura. Non stupisca l’assenza dell’ambito sanitario durante l’emergenza Covid: sia perché in molti casi le fondazioni sono intervenute direttamente a sostegno di persone e strutture sanitarie senza passare da enti del terzo settore, sia perché nella seconda fase della pandemia, l’emergenza è stata più economica e sociale. È quanto emerge dal report dedicato alla filantropia in Italia, elaborato da Granter, piattaforma dedicata al mondo del Terzo Settore da Italia no profit. Analisi che ha approfondito l’attività di 275 fondazioni filantropiche e 996 aziende che si dichiarano attive nell’ambio della Csr, la responsabilità sociale di impresa.

Durante il primo lockdown – spiega il rapporto Granter – aziende e fondazioni sono scese in campo con 975 iniziative, per un totale di 785,55 milioni di euro donati da 722 donatori che sono arrivati attraverso erogazioni in denaro (62%) o di beni e servizi (37,9%). I principali destinatari sono stati gli ospedali. Il Covid, però, ha cambiato volto allo scambio filantropico classico che vede, da un lato, la domanda di risorse da parte di quelli che saranno i destinatari (enti non profit, beneficiari diretti, comunità, territori...) e, dall’altro lato, l’offerta di risorse che i donatori mettono a disposizione (la filantropia istituzionale, le aziende, le attività di responsabilità sociale, i cittadini). In primo luogo la filantropia – spiega il rapporto Granter – ha dovuto fare i conti con la "digitalizzazione forzata causata dalla pandemia" e molto enti filantropici hanno dovuto svoltare verso il digitale proprio per rendersi visibili e continuare a realizzare le proprie attività". L’altro punto di cambiamento riguarda invece le modalità di intervento: "mantenere in vita un presidio di socialità e di solidarietà è stato ritenuto più rilevante rispetto al finanziare i singoli progetti".

Ma chi sono le aziende che dichiarano di fare Csr? Dove si trovano le Fondazioni filantropiche, e cosa dobbiamo aspettarci dal mondo delle donazioni dopo l’emergenza Covid? Per il 50% degli intervistati è sempre più frequente la richiesta di co-progettazione da parte delle fondazioni, ma solo nella metà dei casi è disponibile una piattaforma informatica o percorso prestabilito per la candidatura dei progetti. Una fondazione filantropica su due preferisce ancora essere contattata attraverso e-mail generiche, e fornendo poche indicazioni agli enti. Considerando il tema della responsabilità sociale d’impresa Italia non profit rileva che su un campione di 995 aziende analizzate lo 0,05% dichiara sul sito di fare Csr. Tra i settori merceologici quello manifatturiero possiede il maggior numero di aziende impegnate in attività di Csr. Da notare come le dimensioni economiche non limitino la possibilità di impegnarsi in Csr: anche le aziende piccole e le microimprese sono attive in questo mercato.

"Granter.it – come le altre piattaforme di Italia non profit – è una risorsa gratuita e messa al servizio dei cittadini. Contiene materiali, guide e un ricchissimo data e knowledge provider dedicato alla filantropia unico nel suo genere nel panorama italiano – spiega Giulia Frangione (nella foto in alto con il suo team), Ceo e amministratore unico di Italia non profit –. Il Paese sta cambiando così come il Terzo settore, la filantropia e la solidarietà che incontra forme e luoghi sempre nuovi. In questo nuovo assetto del sistema filantropico, sempre più digitale, interconnesso e disintermediato, la missione di Granter.it è quella di facilitare la creazione di relazioni positive e di aumentare la fiducia e l’empowerment degli attori sociali. Un sistema più ricco di relazioni e più veloce ed efficiente e in grado di attrarre più comportamenti donativi e investimenti. È fondamentale che la concorrenza entri nel sistema filantropico per garantire dei meccanismi selettivi per tutti gli attori della catena del valore. Per questo vogliamo aiutare a far emergere quelle realtà che hanno smesso di compiacersi per gli sforzi che compiono, per i fondi che erogano e per le attività che realizzano, ma che hanno iniziato a misurarsi in base all’impatto che creano".