TURISMO SOSTENIBILE, LA VIA ETICA DI DEL BIANCO

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PAOLO DEL BIANCO, albergatore fiorentino dal 1975, presidente dell’omonima Fondazione, è stato un precursore della fruizione del patrimonio mondiale Unesco per la pace, partendo dai popoli dei Paesi dell’ex Unione Sovietica e blocco sovietico. Si è impegnato a fare della cultura il motivo d’incontro tra i giovani di Paesi che prima erano uniti dalla forza della politica, esaltando la nobiltà del viaggio, non per massimizzare i profitti, ma per valorizzare l’identità dei luoghi, facendo incontrare popoli e culture; temi oggi sempre più attuali. Da queste premesse nasce nel 1998 la Fondazione Romualdo Del Bianco, con la quale, anche grazie all’avvio, al suo interno, del movimento Life Beyond Tourism, si è iniziato a parlare di turismo culturale ed etico in contrapposizione a quello di massa. "Il turismo – spiega il presidente – vive di pace. Il patrimonio culturale è l’elemento chiave per attrarre i viaggiatori ed è strumento per il dialogo interculturale. La Fondazione ha modificato il tradizionale concetto di turismo, da ‘minaccia’ a ‘opportunità’ per il patrimonio culturale, cercando di promuovere esempi sostenibili".

Con la pandemia, però, le città d’arte si sono svuotate, i flussi turistici non sono più di massa. Come sarà il turismo post pandemia?

"Noi siamo positivi e propositivi e crediamo nella possibilità di cambiare. Se i piani di gestione dei territori e le istituzioni si impegneranno a valorizzare sinergicamente il territorio come insieme, allora la svolta ci sarà. È importante che una destinazione sia capace di interpretarsi e comunicarsi nella propria autenticità. In questo modo è possibile gestire la ripresa di un qualificato flusso turistico".

Quale sarà il turismo ‘sano’ post pandemia?

"Se nel 2024 tornassimo alla pressione turistica precedente il Covid, l’obiettivo dovrebbe essere quello di avere anche la metà dei turisti, ma con il doppio della durata media del soggiorno. In questo modo il viaggiatore non sarà più il turista mordi e fuggi, ma diventa ‘residente temporaneo’, che conoscerà il territorio appieno, ne apprezzerà l’identità e gestirà la propria spesa in modo consapevole, comprando prodotti a chilometro zero o i pezzi unici dell’artigianato artistico. Ne trarrebbe vantaggio tutto il territorio, caratterizzato da un minor degrado se il turista si sente parte dello stesso".

Come una compagnia alberghiera ha dato vita a una Fondazione che parla di viaggio, patrimonio e dialogo?

"Nei giorni bui della prima guerra del Golfo, cui seguì l’epidemia Sars 2002, le camere d’albergo si svuotarono e pensammo, contrariamente alle dinamiche del momento, di utilizzarle per ‘ospitare’ studenti dell’ex Unione Sovietica e Blocco Sovietico. Il nostro desiderio era ‘unirli’ nuovamente, grazie alla cultura, per una crescita della comunità internazionale in pacifica coesistenza. Da allora la compagnia alberghiera ha sempre sentito forte il compito di ‘accoglienza e ospitalità’ a Firenze, sito Unesco dal 1982, e nel 1998 abbiamo creato la Fondazione Romualdo Del Bianco. Negli anni abbiamo lavorato con la nostra rete istituzionale nei cinque continenti, fino alla definizione dell’orientamento Life Beyond Tourism".

Cosa l’ha stimolato a dedicare tempo e impegno a questa attività?

"È difficile rispondere ma alla base c’è il fatto che noi siamo cristiani. Sono cresciuto in una famiglia cattolica all’ombra del monastero di Montughi, a Firenze, che mi ha dato l’opportunità di incontrare nel 1966 Padre Pio, come, poi, gli amici Georgiani mi hanno consentito di incontrare il patriarca Elia II, o gli amici polacchi Giovanni Paolo II. Mio padre era costruttore e anche mio nonno; ho imparato da loro e ho insegnato alle mie figlie, giungendo alla quinta generazione, in una famiglia in cui il valore della tradizione è sempre stato molto forte. Oggi la rete di relazioni che abbiamo intessuto abbraccia oltre 500 istituzioni in 111 Paesi dei 5 continenti".

Cosa pensa della posizione dell’Italia in occasione del G20 della Cultura?

"Avendo coniato oltre 30 anni fa lo slogan ‘Per la Pace nel mondo tra i giovani di Paesi diversi con la cultura; Incontrarsi, conoscersi, comprendersi per sviluppare l’amicizia tra i popoli’ sono orgoglioso del ruolo che il nostro Paese ha rivestito avviando una diversa lettura della cultura come motore di sviluppo per la pace. È un incredibile contributo come cita il nostro motto e come hanno affermato il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro Dario Franceschini. La Fondazione e il suo movimento proseguono su questa linea, avendo al proprio fianco esperti di massimo livello".

Monica Pieraccini