"MANGIMI BIO DAI GUSCI DELLE COZZE"

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UNA NUOVA VITA per gli scarti della mitilicoltura – tra cui i gusci delle cozze – e un futuro green per le alghe prodotte da impianti di acquacoltura multitrofica integrata come esempi di comunicazione nella comunità internazionale delle biotecnologie blu: questa l’ambiziosa sfida del progetto strategico B-Blue, finanziato dal programma internazionale Interreg Med. L’idea alla base del progetto ‘B-Blue’ è quella di creare una comunità che comprenda i diversi attori delle biotecnologie blu a livello nazionale ed internazionale, creando dei Blue Biotechnology Hubs utili alla promozione ed alla crescita di questo promettente settore.

In Italia, azioni pilota sviluppate tra le Marche e la Puglia saranno indirizzate a testare il riutilizzo di scarti della mitilicoltura (tra cui i gusci) per trasformarli in additivi naturali utili all’industria mangimistica, e al processamento di macroalghe (provenienti da impianti di acquacoltura) per testarne l’uso come biofertilizzanti innovativi in agricoltura. "Un connubio blue-green che rappresenta un ulteriore passo verso un futuro sempre più circolare e sostenibile, in linea con le traiettorie del Green Deal Europeo", precisa una nota dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche.

"B-Blue rappresenta un’occasione unica per la costruzione di una comunità blue biotech nazionale e mediterranea, grazie anche ad azioni concrete come gli studi pilota che effettueremo in collaborazione con colleghi di Enea, Università Federico II di Napoli, Università di Foggia ed il supporto di Regione Puglia presso l’innovativo impianto di acquacoltura Consorzio Gargano Pesca nel Golfo di Manfredonia", spiega Grazia Quero, ricercatrice dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim) di Ancona e responsabile del progetto B-Blue per il Cnr che coinvolge anche personale della sua sede di Lesina (Puglia). Per Gian Marco Luna, direttore del Cnr–Irbm e microbiologo coinvolto nelle ricerche, "convergere verso il riuso e la valorizzazione di scarti e biomasse marine, tra cui sottoprodotti della pesca e dell’acquacoltura, dovrà essere sempre più centrale, per favorire una transizione verso un’economia blu realmente sostenibile, circolare, senza sprechi e rispettosa dell’ambiente marino. Le biotecnologie blu in questo senso offrono potenzialità infinite ma ancora quasi inespresse; si tratta di un settore che deve ancora decollare nel nostro Paese. Progetti come B-Blue sono estremamente preziosi, anche per condurre quella ricerca scientifica che è necessaria a trasformare idee o potenzialità in utili applicazioni per la nostra società".