L’ENERGIA DELLE STELLE ACCORCIA LE DISTANZE

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PER LA FUSIONE NUCLEARE mancano sempre vent’anni dalla metà del secolo scorso, è la battuta corrente tra i fisici quando si solleva l’argomento. Ma il test condotto da Commonwealth Fusion Systems, una startup bostoniana che vuole imbrigliare l’energia delle stelle, potrebbe dare la spinta giusta per accorciare i tempi di attesa. Cts ha condotto con successo il primo test al mondo dei suoi magneti superconduttori, destinati ad assicurare il confinamento del plasma nel mini-reattore di prossima costruzione. "Un risultato straordinario" verso l’obiettivo di avere energia pulita e "virtualmente inesauribile", ha commentato Claudio Descalzi (nella foto), numero uno dell’Eni, primo azionista di Cfs. Il test è un passo avanti importante su una strada che comunque resta ancora lunga: ci vorranno altri 10 anni, se tutto andrà bene, per vedere il risultato finale.

Contrariamente alla fissione, la fusione sprigiona energia unendo gli atomi, senza scorie e senza le radiazioni pericolose della fissione. Così funziona il sole, che è composto principalmente da idrogeno. La forza di gravità schiacciante al centro della grande stella fonde gli atomi in quello che è noto come plasma, un gas caricato elettricamente in cui le particelle subatomiche possono muoversi liberamente. Senza l’estrema gravità del nucleo solare, la creazione del plasma sulla Terra richiede temperature molto più elevate del sole, fino a 150 milioni di gradi. Il calore viene generato attraverso potenti magneti, sparando particelle ad alta energia nel reattore e fulminandole con onde ad alta frequenza. Gli atomi di due isotopi di idrogeno vengono così schiacciati insieme per superare la forza che normalmente porta i nuclei atomici a respingersi. Quando i loro nuclei collidono, fondendosi per formare l’elio, i neutroni rilasciati nel processo vengono convertiti in energia. Il problema è che finora i reattori a fusione consumano più energia di quanta ne producano. Il progetto Sparc, guidato da Cfs, è uno dei più promettenti nella corsa per superare questo problema. Fondata nel 2018 come spinoff dell’Mit di Boston da Brandon Sorbom e altri colleghi del Plasma Science and Fusion Center, Cfs è cresciuta rapidamente fino a un centinaio di dipendenti, grazie ai finanziamenti di Bill Gates e Jeff Bezos, oltre a quelli dell’Eni, da cui ha raccolto finora 200 milioni di dollari.

L’obiettivo è costruire un mini-reattore Arc (affordable, robust, compact) in grado di produrre tre volte l’elettricità necessaria per alimentarlo. La ricerca di Sorbom e colleghi è focalizzata sui magneti di contenimento del plasma, per aumentare l’efficienza con cui si riscalda e generare più energia netta. Superato brillantemente il test dei suoi super-magneti, la prossima tappa per Cfs è lo sviluppo entro il 2025 di Sparc, una macchina che dimostrerebbe l’efficacia della fusione "compatta", per arrivare a un reattore commerciale a partire dal 2030.