LA CORSA A OSTACOLI DELLA SOSTENIBILITÀ D’IMPRESA

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PER DIVENTARE sostenibile un’impresa deve investire per ammodernare gli impianti, sperimentare nuove soluzioni, avviare nuove attività. Ma piuttosto che essere accolta con tappeti rossi e squilli di fanfare dai decisori pubblici, in Italia, la stessa impresa deve attrezzarsi per rispondere ad un gigantesco punto interrogativo: quanti macigni normativi, autorizzativi, amministrativi saranno posizionati sul mio cammino? E quanto riusciranno, questi macigni, a rallentare il mio cammino virtuoso, o a renderlo addirittura pericoloso a causa dell’imprevedibilità del ‘rischio regolatorio’?

Se il mondo corre veloce verso obiettivi di sostenibilità e innovazione non si può dire lo stesso per l’ordinamento normativo e amministrativo italiano, che richiederebbe (in alcuni campi) un vero e proprio reset. Lo dimostra il rapporto di Assonime – l’associazione italiana delle società per azioni, guidata da Enzo Cipolletta – dal titolo ‘Innovare per la crescita sostenibile: strategie di impresa e politica pubblica’, che ha lanciato l’allarme: sono numerose oggi le iniziative d’impresa a favore della sostenibilità ambientale, così come dell’innovazione digitale, che vengono ingiustificatamente rallentate o bloccate a causa di un contesto normativo e amministrativo obsoleto, inadeguato, “sospettoso” rispetto alle iniziative dell’impresa e dell’imprenditore. Dal piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica alle infrastrutture di connettività, dai progetti innovativi in ambito industriale alla realizzazione di impianti per le energie rinnovabili: in una serie di settori strategici per lo sviluppo e la competitività - come quelli citati e molti altri - le aziende che operano in Italia sono vittime di fardelli fuori dal tempo. Perfino quando imboccano strade che rispondono evidentemente all’interesse della comunità. Semplificare, semplificare, semplificare: la soluzione a questa straziante realtà è ormai arci-nota e, apparentemente, condivisa da tutti. Ma nel nostro Paese, paradossalmente, anche ciò che nasce per semplificare può sortire esattamente l’effetto opposto. È quanto sta accadendo con il più recente decreto Semplificazioni (decreto-legge n. 762020), che richiede ben 37 provvedimenti di attuazione: di questi, fino ad oggi, solo una piccola quota sono stati adottati dai ministeri competenti lasciando sulla carta (sine die) la gran parte delle innovazioni previste dal decreto. Alcuni esempi di settore, ben approfonditi dal rapporto Assonime, chiariscono la necessità dell’importanza e dell’urgenza degli interventi da mettere in campo. Il piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica prevede investimenti per oltre 14 miliardi di euro in dieci anni, tra cui 40 GW di nuova generazione prodotti da fonti rinnovabili: è, o meglio dovrebbe essere, uno dei pilastri del Pnnr e del Next Generation Eu. Tuttavia questo salto strategico e culturale ve4so le nuove energie, che clima e conformazione del nostro Paese renderebbe teoricamente molto più efficace da noi che ad altre latitudini, è zavorrato dai tempi necessari all’autorizzazione delle nuove opere.

Spesso l’autorizzazione finale giunge dopo più di 5 anni dall’invio del progetto, con l’effetto di rendere già obsoleta la tecnologia nel momento in cui l’impianto inizia a lavorare. Un altro esempio è oggi motivo di sconforto per centinaia di migliaia di cittadini italiani: la complessità dei meccanismi previsti per poter accedere al superbonus del 110% per le opere di ristrutturazione eco-friendly sta bloccando questo potente misura di innovazione a favore dell’ambiente, frenando la realizzazione degli obiettivi di efficientamento energetico. Il macro-trend globale che spinge oggi le imprese verso la sostenibilità, dunque, diventa troppo spesso in Italia una faticosa corsa ad ostacoli. Sono ostacoli figli di stratificazioni normative e burocratiche ultra-decennali: eliminarli nei prossimi mesi, prima che blocchino anche l’attuazione del Pnrr, sarà probabilmente l’impresa più complessa per il governo Draghi. Ma è proprio quando il gioco si fa duro che i top player devono mostrare il loro valore.

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