Russia, Lodi Export "paga" le sanzioni

Il lavoro di tessitura del progetto Rubla ora è paralizzato: meccanica e cosmetica i settori colpiti

Fabio Milella direttore del Consorzio Lodi Export

Fabio Milella direttore del Consorzio Lodi Export

Oltre 16 milioni di euro di fatturato delle imprese lodigiane, frutto nel 2021 dell’esportazione in Russia di prodotti di meccanica e chimico-cosmetica, cancellati dalla guerra. Un “mercato”, quello verso l’ex Unione sovietica, non primario, rispetto alla Lombardia che vantava un interscambio di più di 3 miliardi di euro, ma che il Consorzio Lodi Export aveva pazientemente costruito negli anni col progetto Rubla (acronimo di Russia, Ucraina, Bieloroussia e Lodi).

«Avevamo promosso fiere nell’area, lavorato intensamente - ricorda Fabio Milella, direttore del Consorzio che raggruppa circa 80 imprese (con 4 mila dipendenti) per un fatturato di 1,5 miliardi di euro -. Tra 2011 e 2019 abbiamo realizzato nell’area dell’attuale conflitto, Russia, Bielorussia, Ucraina, 11 missioni commerciali, coinvolgendo 52 imprese di vari settori, in prevalenza meccanica e chimica - cosmetica (in dettaglio sostanze e prodotti chimici, gomma, materie plastiche, macchinari, apparecchi elettrici, ndr ). L’export lodigiano verso il mercato russo-ucraino contava cifre non elevatissime (comunque un +58% rispetto al 2020, ndr ), ma chi aveva un business ha ricevuto un danno. Già due mesi fa un nostro associato ha subito problemi di natura logistica per passare attraverso il porto della Lituania: le procedure sono state rallentate o bloccate non per questioni giuridiche ma per una politica di ostracismo. Le aziende che potrebbero esportare, desistono: temono nuovi divieti o che uno dei soci di un’azienda russa finisca nella ’lista nera’, e non voglio incorrere in sanzioni pecuniarie e penali. L’atteggiamento, dunque, è prudenziale".

Il Consorzio è nettamente contrario alle sanzioni: "Il mercato non si è cancellato: invece che consumare i nostri prodotti, la Russia li acquista in Sudamerica, Svizzera, Cina. Le ricadute certe, invece, sono sulla nostra economia, con gli aumenti di gas e materie prime e lo stop alle esportazioni". Una posizione assunta sin dal 2014 e che ora, sottolinea Milella, si è solo "radicalizzata": "Ci schierammo subito contro le sanzioni legate all’annessione della Crimea, che ritenevamo non avessero alcun impatto sulla volontà politica della Russia ma riducessero il nostro interscambio. Ora la crisi va risolta con tutto ciò che non è stato fatto da allora, con la diplomazia. Stati Uniti e Unione europea hanno cercato la provocazione, ora bisogna limitare i danni".