Cordata lombarda per salvare Rifle, realtà simbolo del jeans italiano

Si tratta di un gruppo d’imprenditori milanesi e lodigiani: la trattativa va chiusa entro metà novembre

Un cartellone pubblicitario della Rifle

Un cartellone pubblicitario della Rifle

Lodi, 13 ottobre 2020 - Parte dalla Lombardia il piano per salvare Rifle, brand italiano di abbigliamento con sede a Barberino del Mugello (Firenze), azienda simbolo del jeans made in Italy, che dalla scorsa settimana è stata dichiarata fallita. Una cordata di imprenditori, tutti residenti tra Lodi e Milano e guidati dal lodigiano Antonio Quintino Chieffo, è infatti pronta a presentare un’offerta. Il tempo però stringe. La trattativa per salvare i diversi negozi in tutta Italia e soprattutto i 96 dipendenti dovrà essere chiusa entro metà novembre. La decisione è scattata dopo che a maggio Rifle ha chiesto il concordato in continuità, una procedura che permette di proseguire l’attività concordando un piano per ripianare i debiti. Il Tribunale di Firenze ha disposto l’esercizio provvisorio per 45 giorni.

«Quando abbiamo saputo del rischio fallimento di una realtà come Rifle abbiamo subito pensato di unire le forze per salvarla – spiega Chieffo – Stiamo preparando un club deal per rilanciare un brand che può ancora dire molto nel settore dell’Italian fashion. Le aziende italiane con quella storia non possono fallire. Per il momento hanno dimostrato interesse imprenditori tutti lombardi, ma guardiamo anche all’estero cercando di fare entrare nel progetto alcuni stranieri". Il rischio è perdere per sempre un marchio d’eccellenza del made in Italy come Rifle, gruppo fondato nel 1958 dai fratelli Fratini, Giulio e Fiorenzo, dopo che uno dei due già da anni importava il tessuto denim dagli Stati Uniti. L’azienda è sempre stata specializzata in capi jeans, pur diversificando le linee di produzione: il periodo di maggior successo fu negli anni Ottanta, mentre negli anni Novanta la società attraversò diverse crisi. All’inizio degli anni Duemila si cercò il rilancio puntando su alcuni storici marchi, come Americanino, e sugli outlet, ma l’azienda non è riuscita a ritrovare lo slancio auspicato e nel 2017 è entrata nel capitale una holding svizzera, che ne ha preso la maggioranza, ma non è bastato a risollevarne le sorti.