Reddito di cittadinanza, bilancio in rosso: crescono i poveri. I dati e i motivi

Dal 2019 al 2022 in Lombardia i destinatari sono aumentati del 40% e l’assegno mensile del 12%. Nel 2024 sarà tolto dal Governo. L’economista della Cattolica: "Non funziona il reinserimento nel lavoro"

Milano, 26 gennaio 2023 - La premessa è doverosa: "Non potremo mai sapere se senza il Covid i numeri sarebbero stati questi", puntualizza Paolo Balduzzi, professore di Scienze delle finanze dell’Università Cattolica. Il bilancio di reddito e pensione di cittadinanza, stando ai dati dell’Inps, si chiude in rosso. Nel 2019, alla partenza della misura anti-povertà abolita dal Governo dal 2024, i nuclei destinatari di almeno una mensilità erano 94.232 su 10 milioni di abitanti in Lombardia. Nel 2022 sono saliti a 132.669 su una popolazione che è diminuita. L’importo medio mensile erogato era di 422,75 euro, nell’ultimo anno ha raggiunto quota 477,83 euro. 

Professor Balduzzi, sono aumentati i poveri e la spesa per lo Stato. Misura bocciata alla luce dell’impatto economico? "L’importo medio è cresciuto del 12-13% in Lombardia. Un trend in linea con il Paese. I percettori del reddito sono aumentati del 40%, meno del dato nazionale (oltre il 50%). Nel 2019 i nuclei che ricevevano l’indennità erano il 2,1% della popolazione, ora il dato è salito al 2,7%. Il rapporto in Italia è passato dal 4,5% al 6,2% nel 2022: in Lombardia va meglio, ma va notata sia la crescita sia l’esigenza di assistenza. Ci sono situazioni di povertà che prima del 2019 non venivano affrontate adeguatamente: il Covid le ha probabilmente accresciute e ora rischiano di restare persistenti".

Perché sono aumentati i destinatari del reddito e di pensione di cittadinanza? "In parte perché la crisi provocata dalla pandemia ha causato un crollo del Pil del 10% e di riflesso dei redditi. In parte perché questa misura ha fallito per quanto riguarda il re-inserimento dei percettori nel mondo del lavoro: offerte di contratti di 5 massimo 10 mesi non consentono di risolvere la povertà, ma solo di interrompere per qualche mese l’erogazione del reddito, salvo poi avere nuovamente bisogno di chiederlo".

I dati di dicembre fotografano province a velocità diversa. Perché tanta differenza? "Milano, Brescia e in generale le grandi città sono quelle che hanno più necessità. Nelle zone periferiche l’assistenza fatica ad arrivare. E soprattutto, in città, la vita costa di più".

La Lombardia ha gli anticorpi per aiutare chi ha bisogno se venisse cancellato il reddito di cittadinanza in una fase di inflazione? "Il Paese non ha gli anticorpi. Infatti penso che cambierà nome e formato, le cifre saranno diverse, ma non scomparirà. La Lombardia è però la seconda regione per tasso di occupazione. La riforma del reddito non deve creare risparmio bensì rendere più efficienti ed efficaci i soldi spesi. Cioè migliorare l’occupabilità delle persone ma anche del mercato del lavoro con contratti più lunghi. Occorre stare attenti al cortocircuito che si può creare tra inflazione e abolizione di una misura anti-povertà".