Inflazione e spread: perché la Bce ha deciso un aumento dei tassi dello 0,50%

Per la prima volta da oltre dieci anni la Bce ha aumentato i tassi di interesse di riferimento della politica monetaria di mezzo punto, lo 0,50% (e non

Era una decisione annunciata da tempo e oggi, giovedì 21 luglio, è stata ufficialmente adottatta nella riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea. Per la prima volta da oltre dieci anni la Bce ha aumentato i tassi di interesse di riferimento della politica monetaria di mezzo punto, lo 0,50% (e non lo 0,25%, come sembrava dovesse fare inizialmente). 

Le ragioni della scelta

Le decisioni annunciate dal Consiglio direttivo della Bce, come riferisce il sito economiapertutti.bancaditalia.it, sono finalizzate a contrastare l'aumento dell'inflazione e i suoi effetti negativi per le persone e per le imprese, per raggiungere l'obiettivo della stabilità dei prezzi, cioè un'inflazione del 2% all'anno nel medio termine. E dovrebbero anche funzionare come scudo anti-spread, in Italia il differenziale fra i rendimenti di Btp e Bund tedeschi a dieci anni

Attualmente, infatti, l'inflazione nell'area dell'euro è molto superiore al 2%. In Italia, per esempio, l'Istat nel mese di giugno ha registrato un aumento dell'1,2% su base mensile e una crescita dell'8% su base annua (dal +6,8% del mese precedente). La crescita dei prezzi delle materie energetiche, tra tutte gas e petrolio, è la causa principale dell'aumento dell'inflazione e sta, insieme alla guerra in Ucraina e una maggiore incertezza, riducendo la crescita economica attesa.

Come dichiarato dalla Bce, le misure appena decise continuano il percorso di "normalizzazione" della politica monetaria iniziato a dicembre scorso, quando fu annunciata, per la fine del marzo successivo, la cessazione del programma di acquisto titoli lanciato allo scoppio della pandemia, il Pandemic Emergency Purchase Programma (Pepp).

Il cambio di politica monetaria

Per quale motivo si parla di "normalizzazione"? Perché negli ultimi anni la politica monetaria della Bce è stata molto espansiva (si ricordi, per esempio, il celebrre motto "Whatever it takes" pronunciato da Mario Draghi, all'epoca presidente della Banca centrale, che anticipò un piano di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce, operato per evitare speculazioni sull'Euro). I tassi di interesse fissati dalla banca centrale sono stati eccezionalmente bassi per stimolare l'economia e riportare il tasso di inflazione, per anni troppo contenuto, all'obiettivo del 2%, si legge ancora nel sito "L'economia per tutti". L'attuale strumento principale di politica monetaria, il tasso sui depositi presso l'Eurosistema, è addirittura negativo sin dal 2014, cioè le banche quando depositano i soldi presso l'Eurosistema pagano invece di ricevere un tasso di interesse. Una cosa all'epoca difficile da immaginare. Dal 2019 fino a oggi il tasso sui depositi è pari al ‑0,5%.

Oggi, le conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina hanno creato, dopo anni di crescita dei prezzi troppo bassa, il problema opposto: un tasso di inflazione più alto, molto più alto di quello obiettivo. Questo è il motivo per cui la Bce, come le banche centrali di molti altri paesi, ha iniziato quello che ha chiamato "un percorso graduale ma duraturo" di aumento dei tassi di interesse, condizionando l'ampiezza e la velocità degli aumenti all'andamento dell'inflazione.

Come funziona la politica monetaria?

Le decisioni di politica monetaria influenzano il costo e la disponibilità di moneta in un'economia, racconta ancora L'economia per tutti, sito "promosso" dalla Banca d'Italia. Queste decisioni, una variazione dei tassi di interesse di riferimento o la decisione di acquistare titoli, ad esempio, influenzano i tassi di interessi praticati dalle banche ai loro clienti. Tassi più alti riducono la spesa dei consumatori e gli investimenti delle imprese, le principali determinanti della crescita di un'economia e del tasso di inflazione nel breve termine.

Per quanto riguarda gli effetti sulla crescita economica delle decisioni prese, il Consiglio direttivo della Bce ritiene che ci siano comunque le condizioni affinché l'economia dell'area dell'euro cresca e continui la ripresa successiva al periodo più acuto della pandemia. Le attività economiche stanno ancora riaprendo dopo le interruzioni dovute al Covid-19, le persone spendono, usano i risparmi accumulati durante la pandemia, la disoccupazione è ai minimi storici e il supporto dei governi all'economia continua. Vedremo se queste attese saranno confermate.