Aumento pensioni minime a 600 euro: è possibile? Per chi e a quali condizioni. Le ipotesi

Oggi scadono i termini per la presentazione degli emendamenti alla Legge di Bilancio: si valuta l'opzione di un ulteriore innalzamento degli assegni mensili più bassi, ma non per tutti

Aumento delle pensioni minime, c'è spazio per un ulteriore ritocco della rivalutazione per gli assegni più bassi rispetto a quanto già previsto nella bozza della Legge di Bilancio? Oggi scadono i termini per la presentazione degli emendamenti alla manovra economica 2023: tiene banco nel dibattito, fra i vari temi sul tavolo, la questione degli assegni pensionistici. Voci autorevoli nella maggioranza spingono perché l'aumento delle pensioni minime possa arrivare alla cifra tonda dei 600 euro. Dichiarazioni in questo senso sono state pronunciate dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulè (Forza Italia) e dal ministro agli Esteri Antonio Tajani, anche lui esponente azzurro di primissimo piano.

Cosa dice ora la manovra

Attualmente nella bozza della legge di Bilancio, che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre per evitare l'esercizio provvisorio, è prevista una rivalutazione delle pensioni minime pari all'8,7%. L'assegno mensile, in questo modo, si alzerebbe dai 523 ai 570 euro. Le intenzioni del governo Meloni è arrivare per fine legislatura al traguardo dei 1.000 euro. Un obiettivo ambizioso. Ora si tratta di trovare, con un ulteriore sforzo, altri fondi per raggiungere quota 600. Non per tutti, però.

A chi concedere l'aumento

L'aumento a 600 euro, se mai dovesse essere varato, non riguarderà tutti. L'idea è "settare" gli aumenti su età e Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente, fra gli strumenti principali per valutare le platee a cui riservare i bonus economici. L'ipotesi dominante è concedere questo ulteriore aumento - che scatterebbe nel 2023 e durerebbe tutto l'anno - ai pensionati con più di 70 anni e un Isee molto basso. Una soluzione che permetterebbe di tenere in equilibrio il capitolo dei conti sul fronte previdenziale. 

Il piano B

Un'altra possibilità su cui si starebbe ragionando è il ritorno all'antico, con una proroga degli aumenti limitata solo ad alcuni mesi. E' successo quest'anno da ottobre, per la gran parte dei pensionati, con incrementi "spalmati" su tre mesi (più la tredicesima). L'opzione consentirebbe di guadagnare tempo per rendere la misura "stabile" nell'ambito di una complessiva riforma del comparto previdenziale.

Opzione donna

E Opzione donna, la sperimentazione che consentiva alle lavoratrici di andare in pensione anticipatamente se in possesso di determinati requisiti, che fine farà? La strada sembra segnata, fanno sapere le agenzie: si lavora infatti all'eliminazione della discussa condizionalità dei figli (resterebbe la limitazione a tre categorie di lavoratrici svantaggiate, con l'innalzamento dell'età a 60 anni), modifica che dovrebbe arrivare con un emendamento del governo.