Volete andare in pensione nel 2023? Quali sono le formule a disposizione

Alcune variazioni al comparto previdenziale sono state apportate in seguito all'approvazione della manovra

Pensate di essere vicini al traguardo e che il 2023 possa essere l'anno buono per andare in pensione? Siete disposti a perdere qualcosina sul fronte dell'assegno mensile "in cambio" della possibilità di lasciare il vostro posto di lavoro con un po' di anticipo? Ecco una guida su tutti i metodi a disposizione: requisiti, combinazioni, decurtazioni sulla retribuzione, così come siano stati eventualmente variati dopo l'approvazione della manovra da parte del governo Meloni. 

Trattamento di vecchiaia e anticipato

Nessuna novità in questo ambito, così come riportato dal portale Pensionioggi, che ha riepilogato tutti i canali di pensionamento possibili per l'anno appena iniziato. Per accedere alla pensione anticipata occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall'età anagrafica. Si può optare per la pensione di vecchiaia, invece, una volta raggiunti i 67 anni, a patto che si possa contare su 20 anni di contributi.

I lavoratori impegnati in mansioni particolarmente difficoltose e rischiose (l'elenco è stato stilato in un decreto del ministero del lavoro del 5 febbraio 2018) possono anticipare la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi, a patto che abbiano almeno 30 anni di contributi e non siano titolari dell'ape sociale al momento di andare in pensione.

Quota 103

E' questa la principale novità introdotta dalla manovra 2023. E' possibile andare in pensione all'età di 62 anni con 41 anni di contributi, a patto che questi requisiti siano raggiunti entro la fine dell'anno, al 31 dicembre 2023. Invariata la finestra mobile di 3 mesi per i lavoratori del privato e di 6 mesi per il pubblico. Capitolo a parte riguarda i lavoratori delle scuole e del settore istruzione: per chi di loro raggiungerà i requisiti entro il 31 dicembre 2023 si riaprono fino al 28 febbraio 2023 i termini per presentare la domanda di cessazione dal servizio. In questo caso inizieranno a prendere la pensione dall'1 settembre 2023.

Quota 103 prevede anche un tetto alla consistenza dell'assegno: è cinque volte il trattamento minimo. Ammonta, quindi, a circa 2.818 euro mensili, fino al raggiungimento dei 67 anni (età per la pensione di vecchiaia).

Le vecchie quote (100 e 102)

La manovra ha mandato in pensione le vecchie combinazioni, Quota 100 e Quota 102. C'è ancora uno spiraglio per chi abbia raggiunto in precedenza i requisiti richiesti per queste opzioni e ancora non abbia fatto domanda di pensionamento. Quota 100 è a disposizione per chi abbia raggiunto i requisiti (62 anni di età e 38 di contributi) entro il 31 dicembre 2021. Quota 102 è a disposizione per chi abbia raggiunto i requisiti (64 anni di età e 38 di contribuiti) entro il 31 dicembre 2022.

Ape sociale

La finanziaria ha confermato l'ape sociale per le categorie più deboli, ovvero i disoccupati con esaurimento integrale dell'indennità di disoccupazione, invalidi civili con invalidità almeno al 74%, caregiver, addetti a mansioni particolarmente "difficoltose e rischiose". Non cambiano condizioni e profili di tutela. Quali sono i requisiti per l'ape sociale? Bisogna avere un minimo di 63 anni di età, uniti ad almeno 30 anni di contributi (36 anni per la quarta categoria che può accedere a questa opzione, i lavoratori impegnati in attività "difficoltose e rischiose". Questo requisito si abbassa a 32 anni per i soli operai edili, i ceramisti e i conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta).

Opzione donna

La manovra del governo Meloni ha "depotenziato" opzione donna. Dall'1 gennaio sarà possibile accedervi alle lavoratrici che abbiano almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2022. Devono però rientrare in queste tre categorie: cargiver, lavoratrici in possesso di invalidtà civile con tasso di invalidità almeno al 74%, lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in cui sia attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. Su quest'ultimo aspetto, però, si attendono ulteriori chiarimenti da parte del governo.

In questa opzione è previsto uno sconto di un anno sul requisito anagrafico per ogni figlio, entro un massimo di due anni. Le donne con due figli, quindi, che decidano di fare ricorso a questa possibilità potranno accedervi a 58 anni. Lo stesso le donne con tre figlio o più. Solo le lavoratrici del requisito legato a licenziamenti e crisi aziendali hanno il requisito anagrafico fissato a 58 anni, a prescindere dal numero di figli.

Altre deroghe

Non cambia nulla per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti e per i "notturni": nel 2023 potranno continuare ad andare in pensione una volta raggiunti i 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi e contestuale perfezionamento del quorum 97,6. Capitolo lavoratori precoci: invariato il requisito contributivo ridotto a 41 anni a prescindere dall'età anagrafica se sono stati svolti almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima di aver compiuto 19 anni. Bisogna però trovarsi in queste condizioni: disoccupati con esaurimento integrale dell'indennità di disoccupazione, invalidi almeno al 74%, caregiver, addetti a lavori "difficoltosi e rischiosi", addetti a mansioni usuranti e notturni.

Categorie particolari

Nel 2023 restano in vigore requisiti anagrafici e contributivi differenti per le seguenti categorie: appartententi al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico, iscritti al fondo volo, iscritti al fondo di previdenza sportivi professionisti, fondo clero. Requisiti anagrafici ridotti per il pensionamento di vecchiaia confermati per autoferrotranvieri, per alcuni profili professionali iscritti al Fpls (Fondo pensioni per lavoratori dello spettacolo e sportivi professionisti) e per alcune categorie di marittimi.