NIENTE CRISI NELLE IMPRESE DEI CAVALIERI DEL LAVORO

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INTERNAZIONALI, innovative, propense ad assumere anche in contesti economici avversi e con solide basi per affrontare in modo competitivo il mercato post-Covid: questi gli ingredienti che descrivono un’impresa di successo, un identikit coerente con quello delle aziende dei Cavalieri del Lavoro. È la fotografia scattata da un’analisi condotta da Crif Ratings, in collaborazione con la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. L’indagine ha analizzato un campione di 350 imprese in cui i Cavalieri del Lavoro ricoprono un ruolo apicale, soffermandosi anche sulle 75 aziende dei Cavalieri del Lavoro nominati nel triennio 2018-2020. I risultati disegnano uno scenario molto positivo per le imprese dei Cavalieri del Lavoro: partendo da una solida base finanziaria, di business e di governance sono pronte ad affrontare il mercato post-Covid. Il report, presentato alla presenza del presidente della Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro, Maurizio Sella, e del direttore generale di Crif Ratings, Simone Mirani, diventerà uno strumento di analisi permanente sulle performance delle imprese. Nella stessa occasione è stato infatti lanciato ufficialmente l’Osservatorio permanente sulle imprese dei Cavalieri del Lavoro voluto dalla Federazione in collaborazione con Crif Ratings.

Le 350 aziende in cui i Cavalieri del Lavoro rivestono un ruolo apicale mostrano un peso molto significativo in termini di fatturato (9,5%), Ebitda (18,6%), imposte (9,1%), risultato d`esercizio (16,8%) e dipendenti (7,4%) rispetto alle società di capitali non finanziarie italiane, stimate in 900 mila sulla base dei bilanci 2019 depositati. Contribuzione che cresce ulteriormente restringendo il campo del confronto alle sole società di capitali con fatturato superiore ai 20 milioni di euro nel 2019 (circa 16mila), di cui le aziende dei Cavalieri del Lavoro rappresentano, in termini numerici, circa il 3%. Dallo studio, sono emerse ottime evidenze in termini di performance economico-finanziarie: nel periodo 2016-2019, le imprese dei Cavalieri del Lavoro hanno registrato una crescita del fatturato di gran lunga superiore alla media nazionale (3,4% contro l’1,9%), anche in virtù di una struttura aziendale più solida rispetto alla media delle aziende italiane e di una consolidata propensione all’export. Inoltre, hanno dato prova di una forte propensione all’investimento e all’innovazione, tra cui brevetti, marchi e licenze, con un’incidenza media del 4,7% del fatturato, dato che supera di 3,9 punti percentuali il dato nazionale, che è dello 0,8%. Sopra la media anche il tax rate, ossia il rapporto tra imposte d’esercizio e fatturato (1,6% contro l’1,2%). Le stesse marginalità operative lorde sono risultate superiori rispetto al dato mediano dell’economia italiana (in media del 10,7% contro il 7,5%), a testimonianza di un buon posizionamento competitivo nei relativi mercati di riferimento, sia nazionali che esteri, e dell`offerta di prodotti e servizi generalmente a più elevato valore aggiunto.

Dal punto di vista finanziario, l’analisi di Crif Ratings ha sottolineato la solidità della struttura patrimoniale delle aziende dei Cavalieri del Lavoro. Sotto il profilo della liquidità, emerge una maggiore capacità di far fronte al debito finanziario in scadenza nei 12 mesi successivi rispetto alla mediana delle aziende italiane, con un rapporto CassaDebito Finanziario a breve termine in media pari all’83% contro il 40% su base nazionale. Spostando invece il focus sulle imprese presiedute direttamente dai Cavalieri del Lavoro di recente nomina, ossia quelli che hanno ricevuto l’onorificenza nel triennio 2018-2020, sono risultati sopra la media sia l’aumento del fatturato che la crescita occupazionale, entrambi con un tasso di crescita medio annuo del 5% nel periodo precedente alla nomina.

Innovazione dunque, e flessibilità, ma anche un solido profilo della liquidità, una robusta struttura organizzativa e investimenti internazionali mirati al rafforzamento del posizionamento competitivo: queste le caratteristiche che trainano le imprese della Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro nel futuro e che, determinandone una tenuta maggiore e garantendone una ripresa più rapida, fondano le premesse perché esse si mantengano competitive in un contesto macroeconomico post-pandemico. Elementi che confermano i valori che sono alla base dello stesso riconoscimento. Istituita nel 1901, l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro è conferita ogni anno dal Presidente della Repubblica a imprenditori, donne e uomini, che abbiano contribuito in modo significativo con la loro attività d’impresa alla promozione dell’economia nazionale e, con elevato impegno ad una responsabilità etica e sociale, al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del Paese. Ogni anno non possono essere nominati più di venticinque Cavalieri del Lavoro.

"I dati contenuti nel rapporto – commenta Sella – dimostrano che il tessuto imprenditoriale italiano ha in sé competenze, capacità di resilienza e coraggio per contribuire alla ripartenza e alla crescita economica del Paese, e che le aziende dei Cavalieri del Lavoro sono una delle sue parti più vitali. La crisi imposta dalla pandemia può e deve rappresentare un momento di riflessione, per trarre insegnamenti che costituiscano un’eredità per il mondo dell’impresa e diventino volano per uno sviluppo improntato a logiche di sostenibilità e responsabilità della gestione".