Nasdaq delle meraviglie tra record e timori di bolla

La corsa del listino tecnologico Usa

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di Andrea Telara

Scoppia o non scoppia un’altra bolla? Ecco cosa si chiedono molti investitori internazionali, soprattutto quelli più prudenti o navigati, quando osservano l’andamento degli indici del Nasdaq, il listino borsistico statunitense dove sono quotati i titoli del settore tecnologico. È lì che vengono negoziate le azioni di aziende che dominano oggi la rete Internet o che hanno cambiato la vita di miliardi di consumatori in tutto il mondo, dal grande social network Facebook al gigante dell’e-commerce Amazon, dal big dell’elettronica Apple fino al produttore di auto elettriche Tesla, solo per citare qualche nome. Ed è proprio lì, sull’effervescente mercato hi-tech d’Oltreoceano, che si sono registrati nello scorse settimane record su record nelle quotazioni, grazie ai quali il Nasdaq Composite si è riportato nell’ultima settimana di gennaio sopra un nuovo massimo storico di oltre 13.700 punti, per poi riperdere un bel po’ di terreno nelle sedute successive.

Proprio per via di questi record, seguiti però da correzioni non trascurabili, che molti investitori di lungo corso temono che sul listino tecnologico americano scoppi una nuova bolla, memori di quanto accadde oltre 20 anni fa. Tra il 2000 e il 2001, fu proprio una bolla sul Nasdaq a scoppiare e a provocare perdite astronomiche di oltre l’80% per molti titoli, generando poi una crisi finanziaria internazionale rimasta nella storia. Altri tempi. Allora il mercato tecnologico a stelle e strisce era pieno zeppo di aziende ancora in fase di start-up, che pronosticavano una crescita vertiginosa degli utili grazie all’avvento di Internet e del digitale ma che di fatto erano ancora in perdita a causa dei notevoli investimenti effettuati.

Oggi, invece, sul Nasdaq ci sono colossi che fatturano miliardi di dollari, macinano una montagna di profitti, hanno miliardi di utenti o di clienti in quasi in ogni angolo del globo. Si tratta di aziende solide che, tra l’altro, durante la pandemia del Covid-19 hanno dimostrato tutta la loro forza, visto che l’obbligo del distanziamento sociale ha fatto emergere l’importanza delle tecnologie digitali. Ne sanno qualcosa i possessori del titolo di Zoom Video Communications, la software house che produce una nota applicazione utilizzata per le videoconferenze online. Alla fine di gennaio 2020, prima della grande pandemia, le azioni di Zoom valevano circa 78 dollari. La scorsa settimana erano quotate sopra i 370 dollari, con un rialzo in un anno del 374%. Ciò significa, tradotto in soldoni, che mille euro investiti un anno fa in queste azioni oggi valgono ben 4.800 euro.

Robe da capogiro anche se c’è un particolare che non va dimenticato. A ben guardare, il titolo Zoom ha toccato un massimo di quasi 570 dollari nell’ottobre scorso: da allora le azioni Zoom hanno perso ben 200 dollari, cioè il 35% del proprio valore. Chi le ha comprate sui massimi, insomma, oggi mastica davvero amaro. Considerazioni simili possono essere fatte per un big del listino come Amazon. In un anno ha guadagnato sul Nasdaq oltre il 70%, sempre per ovvi motivi legati alla pandemia, che ha fatto decollare il commercio elettronico. Rispetto ai massimi toccati a settembre, i titoli del gigante americano hanno perso però quasi il 10%. Anche per chi investe sul Nasdaq, insomma, scegliere il momento sbagliato per posizionarsi su un titolo può essere davvero una mossa dolorosa, di cui c’è il rischio di pentirsi per mesi e mesi.

A mettere in guardia è Giuseppe Sersale, del team della casa di gestione Anthilia. Parlando dei maggiori titoli tecnologici, "tutti autori di performance spettacolari nel 2020", Sersale ha paventato il rischio che tra gli investitori possano scattare una lunga sfilza di prese di beneficio, cioè di vendite effettuate per portare a casa i guadagni, che avrebbero l’inevitabile effetto di deprimere gli indici. Occhio a non scottarsi, dunque, allettati dalla prospettiva di facili guadagni.

Fatta questa premessa, è innegabile che nel medio e lungo periodo il Nasdaq si sia rivelato fonte di grande soddisfazione per gli investitori, se non una vera e propria miniera d’oro. Ma lo è stato soprattutto per chi ha avuto la pazienza di posizionarsi sul mercato gradualmente o di aspettare anni prima monetizzare i guadagni ottenuti. Basti pensare che il valore dell’indice Nasdaq 100, rappresentativo dei più importanti titoli quotati sul mercato tecnologico di Wall Street, negli ultimi 10 anni è quasi sestuplicato mentre negli ultimi 5 anni è pressoché triplicato.