Banche, la ricetta della ripresa: meno tasse sui risparmi investiti

Incentivare l’impiego dei depositi bancari favorirebbe lo sviluppo delle imprese e della società

Antonio Patuelli

Antonio Patuelli

Milano, 21 aprile -  Più proseguono le vaccinazioni, più crescono le speranze di ripresa anche economica per superare questa lunga fase, difficilissima soprattutto per gli esercizi commerciali, in particolare per quelli legati al turismo, all’ospitalità e alla ristorazione. Mentre i problemi economici si evidenziano facilmente, le potenzialità di ripresa sono più complesse da misurare. In proposito possono aiutare gli aggiornatissimi dati della Banca d’Italia (poi elaborati dall’Ufficio studi dell’ABI) relativi alla Lombardia. Al 31 dicembre scorso in Lombardia il totale dei depositi (438 miliardi di Euro) risulta cresciuto del 10,2% rispetto a fine 2019, prima della pandemia: tale incremento dei depositi è identico alla media nazionale (+10,2%). Ovviamente si tratta di dati di sintesi che nascondano sia le migliori, sia le peggiori condizioni economiche. Nazionalmente i depositi, a dicembre 2020, hanno superato i 1.740 miliardi di Euro: si tratta di una somma quanto mai rilevante, parcheggiata in attesa di essere, almeno in parte, in qualche modo investita. Attualmente il tasso medio sui depositi in conto corrente è solo dello 0,03%. Per favorire la più cospicua e rapida ripresa economica e sociale sono quanto mai utili gli investimenti europei e nazionali, ma sarebbe anche molto utile che la Repubblica Italiana incoraggiasse fiscalmente gli investimenti dei risparmi gradualmente accantonati dagli italiani.

Lo Stato, infatti, tassando al 26% il rendimento dei depositi bancari, incassa ora ben poco, quasi nulla. Quindi, incoraggiare fiscalmente gli investimenti dei risparmi degli italiani non farebbe perdere gettito allo Stato, ma lo farebbe crescere sia per i risparmiatori, sia per lo Stato. In sostanza, occorre che la Repubblica (che ha ancora la sovranità fiscale) disponga una riduzione della pressione fiscale sui risparmi investiti a medio e lungo termine (non per speculazione) in azioni di società quotate o no: la pressione fiscale dovrebbe calare in proporzione alla maggior durata degli investimenti azionari. Per quanto riguarda i prestiti, in Lombardia, a dicembre scorso, sono cresciuti del 3,7% sull’anno precedente. La qualità dei crediti vedeva le sofferenze lorde in Lombardia al 2,6%, più basse della media nazionale (3%). La crescita dei prestiti nel 2020 è stata favorita dalle maggiori o minori garanzie statali (autorizzate dalla UE) in conseguenza della pandemia. In proposito i dati, forniti dal Fondo di Garanzia, sono dettagliati per provincia (vedi Tabella allegata) ed evidenziano il numero delle operazioni di finanziamento, l’importo totale finanziato e anche l’importo medio finanziato: quest’ultimo dato fotografa anche in qualche modo la sintesi delle dimensioni delle aziende in ciascuna provincia.

In Lombardia, Milano, Brescia e Bergamo sono le province con più operazioni di finanziamento garantito alle Piccole e Medie imprese, mentre ultima è Lodi. Per ammontare dei finanziamenti Milano è seguita da Brescia, Bergamo e Varese, mentre ultima è Lodi. Infine per importo medio finanziato Milano è prima, seguita da Lecco, Bergamo e Brescia; ultima è Pavia. Insomma, dopo oltre un anno di pandemia, vi sono ancora molte ombre, ma anche molte luci, germogli di ripresa che occorre favorire contemporaneament e sul piano sanitario e su quello economico.