Allevatori e agricoltori in Lombardia: uno su dieci è a rischio

Imprenditori stremati da costi di produzione aumenti in media del 60% L’allarme di Coldiretti: nelle stalle lombarde un patrimonio di 36 milioni di animali

La mungitura: in Lombardia le mucche sono 1,5 milioni secondo Coldiretti

La mungitura: in Lombardia le mucche sono 1,5 milioni secondo Coldiretti

Milòano, 24 gennaio 2023 -  Caro-energia e inflazione non creano disagio solo agli esseri umani, a pagare il conto del carovita rischiano di essere direttamente o indirettamente anche i 36 milioni di animali che popolano gli allevamenti e le case dei lombardi. A lanciare l’allarme Coldiretti che denuncia l’esplosione dei costi in stalle e allevamenti dove le spese di produzione media sono aumentate del 60%. Per questo il 9% degli allevatori e delle aziende agricole è in crisi e rischia di non poter reggere a lungo se la curva dell’inflazione e il prezzo dell’energia continueranno a salire.

A subirne le conseguenze saranno anche 1,5 milioni di mucche, 4 milioni di maiali, 27 milioni di polli, galline, tacchini, faraone e oche, 200mila tra pecore e capre e ancora 50mila muli, asini e cavalli, 1,3 milioni di conigli censiti nell’anagrafe zootecnica di Coldiretti. A questi vanno aggiunti 1,9 milioni di cani, 420mila gatti e 900 furetti che invece sono inseriti nell’elenco degli animali da affezione, ovvero quelli che fanno compagnia alle famiglie lombarde.

"Gli animali custoditi negli allevamenti italiani – spiega il presidente di Coldiretti Lombardia, Paolo Voltini – rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato e protetto, anche perché a rischio non c’è solo la biodiversità delle preziose razze italiane, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e compattamento dei suoli svolto dagli animali. Per l’esplosione dei costi a livello nazionale quasi una stalla su dieci è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività".

A strozzare gli allevatori italiani è l’esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte. A tutto questo si aggiunge il problema della disponibilità di fieno e foraggi, la cui produzione è stata tagliata dalla siccità, con i prezzi in salita anche a causa della guerra in Ucraina. A tutto ciò si aggiunge il quadro normativo. "C’è la spada di Damocle della direttiva sulle emissioni industriali che finisce per equiparare una stalla con 150 mucche o un inceneritore a una fabbrica altamente inquinante andando a colpire circa 180mila allevamenti ed esponendoli al rischio chiusura con un effetto domino sulle attività collegate. La proposta di direttiva – conclude il presidente Voltini– estende una serie di pesanti oneri burocratici a quasi tutti gli allevamenti dei settori suinicolo, avicolo e bovino che vengono considerati alla stregua di stabilimenti industriali. Una situazione che rischia di lasciare campo libero alle importazioni da paesi che non applicano le pratiche sostenibili di allevamento".