LEZIONI IN PRESENZA E NUOVI CORSI: UNIVPM RIPARTE

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RIPARTIRE più forti di prima, oltre tutte le distanze imposte dal Covid, aprendosi al mondo, alle novità, al futuro. C’è questo nei piani dell’Università Politecnica delle Marche (Univpm), guidata dal rettore Gian Luca Gregori. Obiettivo numero uno: "Far tornare in aula più studenti possibile", annuncia il rettore. Univpm vanta un’offerta di 56 corsi di studio nelle aree di agraria, economia, ingegneria, medicina e scienze, poi insegnamenti e corsi in lingua inglese, grazie ad accordi con Atenei stranieri. Cinque i nuovi corsi per il 2021: Sistemi agricoli innovativi, Terapia della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Scienze riabilitative delle professioni sanitarie, Logopedia e Fisioterapia.

Gregori, come si riorganizza l’università dopo un anno e mezzo di pandemia?

"Dobbiamo portare il numero più elevato possibile di studenti in aula, recuperando le relazioni, fondamentali, degli studenti fra di loro e degli studenti con i professori. Non c’è dubbio di quanto si sia sentito l’effetto della distanza, e le lezioni che non siano in presenza vanno evitate il più possibile, tutto naturalmente nel rispetto delle regole. Chiaramente, va garantita sempre la lezione a distanza, penso ad esempio a chi non può vaccinarsi o ha problemi di salute a casa".

Quali le novità all’orizzonte?

"Non siamo stati fermi, ma abbiamo cercato di dare risposte. Abbiamo provato a interpretare il futuro in termini di programmazione formativa. Sul fronte della sostenibilità, le imprese hanno bisogno di nuove figure manageriali, per questo è nato un corso di laurea magistrale in Management della sostenibilità ed economia circolare, multidisciplinare, abbraccia ingegneria, agraria ed economia. E poi il corso in Data science, anche questo multidisciplinare, e ancora Scienze delle professioni sanitarie tecniche diagnostiche e Sistemi industriali e dell’informazione. Altro settore su cui puntiamo è quello dell’agricoltura, tramite l’analisi dei terreni, l’utilizzo di droni e l’uso del digitale, in chiave moderna. Un investimento molto forte è in atto anche sulla sanità connessa alla tecnologia, è questo il futuro e per il 2022-2023 svilupperemo altri progetti multidisciplinari, che al momento posso solamente accennare".

Sono 15.439 gli studenti iscritti, con un incremento dell’1,5% rispetto all’anno precedente, e gli iscritti al primo anno di corso sono 4.821. Come commenta la crescita di iscrizioni?

"Un risultato molto positivo, tanto più se consideriamo che il ministero prevedeva una riduzione del 20% del numero di iscritti".

Il tasso di occupazione dei laureati magistrali a un anno dal conseguimento del titolo è pari all’80,5%, tasso che sale al 93,4% per gli intervistati a cinque anni dalla laurea, di cui la gran parte (59%) assunta con contratto a tempo indeterminato. Dov’è il trucco?

"La nostra grande forza è di integrare in maniera sinergica didattica, ricerca e rapporto con l’esterno. Se questi tre aspetti non sono connessi, non si va da nessuna parte. Altro grande riconoscimento, siamo 290esimi per la ricerca a livello mondiale".

Quanto ci sarebbe da fare ancora per la ricerca?

"Il problema fondamentale è l’Italia, sul fronte investimenti per la ricerca rispetto al Pil siamo all’1.45, se prendiamo il dato a livello europeo è invece pari a 2.4. Sembra poca roba, ma in realtà è una differenza molto consistente. C’è un altro fronte su cui bisognerebbe investire molto, ed è quello della comunicazione dell’impatto della ricerca, far capire alla comunità quanto essa sia importante. Oggi, il Covid nel bene e nel male ha fatto comprendere che senza la ricerca non ci sono i vaccini né il miglioramento delle malattie. Poi ci sono le fake news ripetute, che diventano verità e creano molti danni, vanno combattute".

La Univpm ha dato e dà moltissimo anche in termini di apertura al mondo: con l’Erasmus +, oltre 50 studenti ogni anno hanno l’opportunità di un’avventura all’estero riconosciuta dal corso di laurea. E c’è Campusworld: più di 1.200 ragazzi, laureandi e neolaureati, hanno svolto tirocini e stage, da due a sei mesi, in 66 Paesi. Oltre l’80% ha trovato lavoro entro 6 mesi.

"Il progetto Campusworld nacque nel 2005, mi fu affidato dal rettore Pacetti. Oggi sono stati raggiunti numeri strabilianti e le Nazioni vanno dalla A di Australia alla Z di Zimbabwe. I ragazzi trovano lavoro in poco tempo, e non è fuga di cervelli: se è vero che il 25% di loro rimane all’estero, è anche vero che il 75% torna in Italia e, il 50% di questi, torna a lavorare nelle Marche. Basterebbe dare un’occhiata ai messaggi che ci inviano i ragazzi per rendersi conto della portata e del valore di questo progetto. La frase più ricorrente? ‘Ci avete cambiato la vita. Grazie’. Penso non serva aggiungere altro".