ITS E PA ALLEATI CONTRO GLI HACKER

LA GESTIONE della sicurezza contro gli hacker dei big data d’ora in poi potrebbe essere affidata all’alleanza tra amministrazione pubblica e Its, le scuole di specializzazione post-diploma che formano tecnici e che in Italia sono davvero ancora rari, se confrontiamo i nostri numeri con quelli europei (18.000 contro i 400.000 di Germania e Francia). L’idea, scaturita dopo l’attacco alle banche dati sanitarie della Regione Lazio, è del deputato PD Serse Soverini, che spiega: "Si tratta di moduli formativi di 2.000 ore di cui 1.200 da svolgere in aule innovative e laboratori e 800 nella PA: enti locali ma anche ministeri. Percorsi di alto livello informatico, da spalmare in quantità massiccia anche al Sud, dove fanno fatica da sempre a trovare aziende per accogliere gli stageur".

In pratica si fa un concorso con le nuove regole Brunetta e si stila una graduatoria i cui vincitori si indirizzano agli Its. Cosi facendo, continua Soverini, "in due anni si possono formare e offrire alla PA tecnici specializzati in cyber e big data gestion, di cui c’è assoluto bisogno", visto anche l’allarme recentemente lanciato dal ministro Vittorio Colao.

Attualmente gli Its che formano in Ict sono 10 in tutt’Italia, ma potrebbero raddoppiare con il 20% dei fondi in arrivo dall’Ue (1,5 miliardi) che dovrà essere usato proprio per lo sviluppo digitale. Per formare gli insegnanti degli Its si sta pianificando un accordo con Leonardo, azienda leader nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, che potrà trasferire loro le necessarie competenze, dando vita a una generazione di tecnici altamente qualificati.

La legge che riorganizza il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore, della quale Soverini è firmatario, "è importante perché stabilisce una volta per tutte che il segmento di formazione Its è qualificato e decisivo per l’innovazione e la crescita delle imprese in Italia. Stiamo puntando su una nuova classe di tecnici che possano permettere alle imprese di fare quel salto di produttività che non riescono a fare da vent’anni". Per fare ciò, conclude Soverini, "serve un cambio culturale, nel senso che bisogna far capire che questo tipo di professionalità tecniche sono richiestissime, offrono carriere solide e sono ben retribuite".