GI GROUP ASSUME TRECENTO PERSONE IN ITALIA

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Un esercito di neo assunti per aiutare le imprese a trovare e impiegare nuove risorse in questa fase della ripartenza. È l’obiettivo che si sono posti alla Gi Group che in questi giorni sono alle prese con le tantissime richieste provenienti da ogni parte d’Italia da parte di aziende che intendono avere a disposizione nuovi addetti. Gi Group è la prima multinazionale italiana del lavoro, nonché una delle principali realtà a livello mondiale nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro. Il gruppo è attivo nel lavoro temporaneo, permanent staffing, ricerca e selezione, executive search, formazione, supporto alla ricollocazione, amministrazione HR, outsourcing, consulenza HR. Grazie al percorso di internazionalizzazione iniziato nel 2007 oggi Gi Group opera direttamente o con partnership strategiche in oltre 50 Paesi in Europa, Asia, Africa e America. "Proprio per soddisfare questa enorme richiesta – ha detto Francesco Baroni, Country Manager Italia di Gi Group – proprio per la struttura di Gi Group abbiamo deciso di assumere trecento nuovi addetti per far fronte alle numerose richieste che ci arrivano quotidianamente".

Quindi le assunzioni saranno su tutto il territorio italiano?

"Certamente abbiamo la necessità di ampliare il nostro organico nelle diverse realtà sparse sul territorio".

Quali sono le figure professionali che cercate per inserirle nell’organico di Gi Group?

"Principalmente abbiamo bisogno di recruiter, figure che si occupano di ricercare, valutare e selezionare i candidati all’inserimento in una posizione lavorativa. Inoltre, abbiamo bisogno di personale amministrativo e di personale sales".

L’osservatorio privilegiato di Gi Group permette di analizzare quali sono le esigenze delle aziende italiane in questa fase storica. Maggiore autonomia, disponibilità al cambiamento, ingaggio e motivazione ad investire sul proprio percorso professionale: questo il quadro che emerge indagando la percezione che le aziende hanno delle condizioni dei loro dipendenti in questo particolare momento storico. Non mancano segnali di stress, stanchezza e timore, maggiormente avvertiti nelle aziende che non prendono in considerazione la sostenibilità. In un momento storico caratterizzato da transizioni demografiche, tecnologiche ed ecologiche, si deve sostenere e agevolare la cooperazione fra persone, organizzazioni, corpi intermedi, parti sociali, mondo della scuola e istituzioni per contribuire a realizzare uno sviluppo sostenibile. In questo contesto Gi Group è convinta che il lavoro debba assumere centralità e debba essere reso sostenibile per le persone, le organizzazioni e la società. La pandemia ha portato le organizzazioni a investire maggiormente in smart working, digitalizzazione, flessibilità: le realtà che già sono attive o certificate rispetto al tema della sostenibilità e le realtà di grandi dimensioni, hanno mostrato una maggior implementazione di queste soluzioni, evidenziando allo stesso tempo un minore impatto sulla riduzione di produttività e di risultati economico-finanziari.

Le aziende ritengono che la misura più importante per favorire la sostenibilità del lavoro consista nell’investire nelle politiche attive del lavoro. Tra gli elementi ritenuti rilevanti per rendere un lavoro sostenibile emergono meritocrazia equità e inclusione ambiente di lavoro positivo e sicurezza del lavoro (sicurezza nel medio-lungo periodo, sostegno nelle transizioni, solidità aziendale), indicati da oltre il 45% delle imprese con un voto pari a 9 o 10. Le aziende già attive o certificate rispetto alla sostenibilità ritengono che gli elementi principali per rendere il lavoro sostenibile siano sviluppo personale e professionale (61,8%), meritocrazia equità e inclusione (59,2%), ambiente di lavoro positivo (59,2%) e innovazione (57,9%). Le aziende di piccole dimensioni indicano come terza voce per rendere il lavoro sostenibile gli aspetti economici (retribuzione, benefit e welfare soddisfacenti) (43,2%) mentre le grandi danno a tutte le voci importanza maggiore e indicano al secondo posto, al pari di sicurezza, lo sviluppo personale e professionale (51,8%) e al terzo posto aspetti economici e management (50%).

Per i lavoratori, gli elementi che rendono un lavoro sostenibile sono la regolarità (contratto, contributi, pagamenti) (46,9%), a cui seguono equità e meritocrazia (40,2%) e la corretta intensità del lavoro, indicata da circa il 40% del campione, e la retribuzione di benefit e welfare soddisfacenti 37%. Le continue evoluzioni e i cambiamenti che caratterizzano l’attuale momento storico richiedono di ripensare il ruolo che persone, aziende e istituzioni rivestono all’interno della realtà economica e sociale. "In un mondo che distingue chi lavora per vivere e chi vive per lavorare – conclude Baroni – noi crediamo che si possa e si debba vivere in piena consapevolezza il senso del lavoro. Perseguendo la nostra mission, da tempo abbiamo avviato una riflessione sul Lavoro Sostenibile: adesso è fondamentale aprire il confronto con imprese, parti sociali e istituzioni per meglio definire tale concetto e identificare, insieme, le condizioni e le iniziative che possano favorirne l’attuazione".