C’È UNO TSUNAMI SUL LAVORO: ORA SERVONO POLITICHE ATTIVE EFFICACI

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NEL MONDO del lavoro c’è uno tsunami già in atto. Non occorre aspettare la fine del blocco dei licenziamenti, infatti, per vedere gli effetti della pandemia, basta porre attenzione ai dati drammatici dell’Istat che certifica un milione di posti di lavoro persi, divisi tra lavoratori autonomi, stagionali e con contratti a termine. A pagarne le spese sono soprattutto le donne e i giovani. A loro e a tutti coloro che hanno bisogno di entrare o di reinserirsi nel mondo del lavoro va garantito un percorso funzionale, efficace e che prenda forma quanto prima. Contemporaneamente va tenuto conto che le imprese hanno bisogno di figure professionali nuove e di competenze continuamente aggiornate, per impieghi che spesso sono a termine perché è complicato fare previsioni di lungo periodo nello scenario attuale.

In questo quadro sono almeno tre le direttrici da considerare per un futuro del mondo del lavoro quanto più inclusivo e tutelante. La prima riguarda la necessità di accompagnare le persone nei percorsi spesso non lineari di lavoro, non lavoro, formazione, reingresso, garantendo continuità di sostegno e affidabilità di strumenti che favoriscano davvero il reinserimento con le giuste tutele. In questa fase ancora di più, pertanto, occorre distinguere, tra i contratti, quelli che seppure temporanei danno tutte le garanzie del lavoro dipendente, come sono i contratti a tempo determinato, anche in somministrazione, e rimuovere gli ostacoli al loro utilizzo, dalle causali ai costi aggiuntivi. Altrimenti il rischio che vi sia uno scivolamento di altre persone verso la non occupazione o verso istituti meno tutelanti (collaborazione più o meno fittizie, cooperative più o meno spurie, partite iva con committenti unici, per esempio) tenderà a crescere.

Una seconda direttrice è relativa alle politiche attive. Se ne parla da lungo tempo, ma intanto anche un terzo del 2021 è già alle nostre spalle senza che una sola politica attiva abbia preso forma. Lo stesso assegno di ricollocazione, che era previsto in finanziaria con 500 milioni di euro appostati, non ha per ora avuto nessun seguito nella vita concreta delle persone. E il tema è quanto mai urgente, per le persone e per il sistema Paese. Lo sanno bene le Agenzie per il Lavoro che lavorano quotidianamente fianco a fianco con decine di migliaia di imprese, ne intercettano le esigenze e rispondono tempestivamente e adeguatamente a bisogni di figure professionali e di nuove competenze in continua evoluzione. Lo sanno bene perché ogni anno formano in maniera mirata quasi 300mila persone, ne conducono a un lavoro circa 800mila, con contratti che hanno le tutele e la retribuzione del lavoro dipendente e un tasso di stabilizzazione elevato.

È anche per queste ragioni che il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, insiste sulla necessità - altrove acquisita, in Italia si spera - di una partnership pubblico privato in tema di servizi per il lavoro. Se un rafforzamento dei servizi pubblici per il lavoro avverrà sarà una buona nuova per tutti, per chi cerca una occupazione, per le imprese e anche per gli operatori privati, perché laddove il pubblico è più forte anche le Agenzie lo sono, come dimostra per esempio l’esperienza tedesca. Le misure da porre in essere, peraltro, sembrano ampiamente condivise. La necessità di una politica attiva universale, misurando la qualità dei servizi offerti dai singoli operatori e modulando le premialità in base alla difficoltà di collocare persone con meno competenze e con profili più “difficili” nel mondo del lavoro.

La terza direttrice è strettamente collegata e rappresenta il vero punto focale per il futuro del lavoro e dell’economia. Riguarda la necessità di riorientare le politiche verso una formazione di qualità, mirata, attenta alle reali esigenze del mondo del lavoro. Prevedendo, per esempio, per l’uso di fondi pubblici per la formazione dei criteri di valutazione dei progetti che tengano dentro il placement conseguente ai corsi. Una operazione a costo zero con innegabili vantaggi. E – assieme alle altre – urgente. C’è uno tsunami in corso, non c’è tempo da aspettare.

* Presidente Assolavoro