AMPLIFON PROMUOVE UNA NUOVA CULTURA DELL’UDITO

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AMPLIFON è un vanto del Made in Italy ed è leader globale del mercato retail dell’hearing care che rende possibile la riscoperta di tutte le emozioni dei suoni. Un impegno che accomuna quotidianamente gli oltre 17.000 dipendenti e collaboratori di Amplifon nel comprendere le esigenze uniche di ogni cliente, offrendo prodotti e servizi esclusivi, innovativi e altamente personalizzati, per garantire a ognuno la migliore soluzione e un’esperienza straordinaria. Il Gruppo opera attraverso una rete di oltre 11.000 punti vendita in 26 paesi e 5 continenti. L’azienda sta facendo registrare importanti performance di crescita che si coniuga con un aumento dei livelli occupazionali. "Siamo alla ricerca di sessanta audioprotesisti da inserire nei prossimi mesi nel nostro organico – afferma Riccardo Cattaneo – Chief Regulatory Officer di Amplifon – Una figura professionale che ha quasi cento anni di storia risale, infatti al 1920 l’inizio di questa funzione che caratterizza profondamente la nostra struttura aziendale. Una professione che si è evoluta nel tempo fino a rientrare nelle professioni sanitarie riconosciute con un apposito albo professionale. È una figura non proprio facile da reperire. L’iter formativo dal 2000 è un percorso a numero chiuso all’interno delle facoltà di Medicina".

Ci può spiegare l’importanza del ruolo dell’audioprotesista?

"L’audioprotesista, abilitato dalla laurea triennale, è l’operatore sanitario che svolge attività di individuazione, erogazione, adattamento e controllo dei dispositivi audioprotesici per la prevenzione e correzione dei deficit uditivi. Tali dispositivi sono scelti dall’audioprotesista a seguito di un preciso percorso di conoscenza e di fiducia con l’assistito ed allestiti a misura dell’assistito stesso. Oggi si inizia a parlare di medicina sartoriale: per noi è già così da decenni".

Amplifon è da sempre impegnata in azioni concrete per sviluppare una nuova cultura dell’udito?

"A livello sistemico, Amplifon è tra i firmatari del manifesto della onlus Udito Italia con lo scopo di promuovere azioni concrete per sviluppare una nuova cultura dell’udito, in cui ipoacusia e sordità siano riconosciute quali bisogni sanitari al pari di altre cronicità".

È importante è il confronto con la ricerca universitaria?

"Amplifon ha promosso uno studio scientifico, commissionato al professor Ettore Cassandro dell’Università di Salerno, che mette in relazione l’ipoacusia con il problema del declino cognitivo. Inoltre, ha avviato un’iniziativa di comunicazione ‘Sentiamoci meglio’ realizzata con Unamsi e Siaf con un libretto informativo per fare una corretta prevenzione della salute dell’udito e per sfatare le fake news sull’udito".

È molto forte l’impegno di Amplifon per l’accessibilità delle soluzioni per la cura dell’udito e per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale?

"Con il DPCM del 12 gennaio 2017 sono stati cambiati, in Italia, i LEA che hanno collocato gli apparecchi acustici tra i dispositivi a bassa personalizzazione e acquistabili tramite gare d’appalto, ritenendoli dispositivi standard. Il DPCM ha modificato completamente il precedente regolamento vigente – DPCM 332 del 1999 – secondo il quale gli ausili acustici erano, invece, considerate dispositivi particolari, che solo un tecnico audioprotesista poteva scegliere e adattare al singolo paziente. Questo cambio di paradigma ha determinato un’accessibilità ridotta agli apparecchi acustici per le persone con ipoacusia e non tiene in considerazione un elemento molto importante: gli apparecchi acustici necessitano di una figura laureata e abilitata, ovvero di tecnici audioprotesisti, per essere proposti in maniera accurata secondo il profilo audiometrico della persona ipoacusica e il suo stile di vita, per garantire un ‘fitting’ personalizzato ed efficace e per poter fornire una assistenza continuativa nell’utilizzo quotidiano dell’apparecchio acustico".

Amplifon sta analizzando anche quale potrebbe essere il risparmio per la spesa sanitaria nazionale?

"Per favorire l’accessibilità delle soluzioni per l’udito e garantire al contempo la sostenibilità del Sistema Sanitario è importante promuovere modelli avanzati di analisi costo-beneficio, come quello che stiamo attualmente studiando con il Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Bocconi, che abbiano al centro una corretta valutazione della qualità della vita. D’altronde l’investimento nella cura dell’orecchio e dell’udito si è dimostrato efficace anche in termini di risparmi economici: l’OMS ha infatti stimato un ritorno di quasi 16 dollari ogni dollaro investito nella prevenzione e nella cura".