Sos lavoro allo stabilimento Teva: "La chiusura? Fuori discussione"

Il marchio farmaceutico israeliano vuole dismettere il sito produttivo dove operano 109 dipendenti Il segretario generale della Filctem Cgil di Lecco Nicola Cesana: "Investano oppure lo cedano"

La delusione di due operai a fronte di una produzione che non ha subito stop

La delusione di due operai a fronte di una produzione che non ha subito stop

Bulciago, 24 febbraio 2021 «O investono per rilanciare la produzione o cedono lo stabilimento ad altri". Di chiudere e lasciare i 109 dipendenti della farmaceutica Teva – Sicor di Bulciago, il segretario generale della Filctem Cgil di Lecco Nicola Cesana non vuole nemmeno sentirne parlare e come lui tutti gli altri sindacalisti territoriali e nazionali che l’altro giorno hanno avvertito chiaramente i vertici italiani del gruppo israeliano. In attesa del prossimo incontro, durante il quale verrà comunicato il responso in arrivo direttamente dai manager di Petah Tiqwa ad una decina di chilometri di Tel Aviv, i lavoratori hanno proclamato lo stato di agitazione: per ora sono tornati al loro posto, ma da quest’oggi hanno allestito un presidio permanente ai cancelli del polo chimico che si affaccia direttamente sulla Strada provinciale 342 Briantea Como – Lecco, pronti a trasformarlo in picchetto a oltranza. Per risolvere la vertenza si sono mossi anche i politici.

Già settimana prossima è stata convocata un’audizione con i consiglieri regionali della IV Commissione Attività produttive del Pirellone su sollecitazione dell’azzurro Mauro Piazza. "La decisione di voler chiudere la sede di Bulciago entro i prossimi tre mesi, perché considerata non più sostenibile negli equilibri globali, per lo più in piena pandemia, è oggettivamente inaccettabile", commenta proprio quest’ultimo. Il deputato dem Gian Mario Fragomeli ha invece presentato ieri mattina un’interrogazione direttamente al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando "chiedendogli di intervenire con urgenza", riferisce il parlamentare.

"Nello specifico ho richiesto la promozione di un un tavolo di concertazione istituzionale tra i rappresentanti della proprietà, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali per mettere in atto tutte le politiche attive utili a garantire la salvaguardia del posto di lavoro per i 109 dipendenti coinvolti e per assicurare la conclusione del processo di bonifica del sottosuolo tutt’ora in atto". La chiusura dello stabilimento della Teva di Bulciago infatti rappresenta anche un grave problema ambientale. "Se la fabbrica chiude e non resta nessuno a controllare chi si occuperà della bonifica che ancora resta da compiere?", si chiede infatti Claudio Fossati, 45 anni, dipendente della Teva dal ‘97 che opera nel settore dell’ambiente e della sicurezza, uno dei delegati della Rsu, Rappresentanza sindacale unitaria.