Investire in bitcoin e criptovalute? I lombardi sono scettici

Poche informazioni e rischio truffe: il 30% chiude il portafoglio, dato superiore alla media nazionale

Bitcoin

Bitcoin

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Le criptovalute non convincono i risparmiatori, nella Lombardia “locomotiva“ d’Italia e nella Milano capitale della finanza. Il 30% dei lombardi "non investe in cripto e non intende farlo in futuro". Un dato superiore rispetto al 26% della media nazionale, e alle percentuali di regioni dall’entusiasmo insospettabile come Marche e Abruzzo (14% di scettici), Trentino Alto Adige (19%) e Campania (18%). Il 55% dei lombardi, invece, "investe o intende investire" in cripto (la media nazionale è più alta, il 62%), mentre il 15% dichiara di aver "investito in precedenza ma di aver chiuso le posizioni". Scenari fotografati da un sondaggio, su un campione di duemila risparmiatori, dalla piattaforma online di investimento eToro. "Uno dei principi fondamentali nel processo di investimento è quello di scegliere asset che si conoscono", spiega Emanuela Manor, regional manager Italia di eToro. "Un elemento che impedisce alle persone di investire è il fatto di non avere una conoscenza sufficiente della materia. È importante che le persone capiscano in cosa stanno investendo – prosegue – e stiamo lavorando per fornire informazioni più chiare".

Le ragioni dello scetticismo sono rappresentate dalla risposte al sondaggio. Fra gli intervistati dubbiosi, il 21,2% spiega di "non comprendere abbastanza le dinamiche", il 20,3% parla di scarsa sicurezza, il 19,8% del timore di bruciare i risparmi, il 12,4% di scarse regole e troppi rischi.

"Crediamo che un’appropriata regolamentazione possa supportare l’adozione generalizzata delle criptovalute – sottolinea Manor –. Ci si può difendere dai tentativi di truffa controllando bene quale piattaforma stia offrendo l’investimento e le sue credenziali". Le criptovalute, infatti, hanno aperto praterie per i pirati del trading online. "Le frodi si basano su un meccanismo detto “pump and dump” oppure “rug-pull” – spiega l’esperta –. Tale schema prevede che un token venga quotato su una borsa decentralizzata poi, non appena siano state adeguatamente fomentate le aspettative facendo salire la capitalizzazione di mercato e aumentare vertiginosamente il valore, gli organizzatori ritirano tutto dal pool di liquidità, vendono le loro partecipazioni e fanno così crollare il prezzo del token a zero. Agli investitori rimane quindi un token tecnicamente deceduto". E, così, la truffa è servita.