"TRE MOTIVI PER INVESTIRE SULL’ITALIA DI DRAGHI"

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"OPPORTUNITÀ ITALIA". È l’espressione che la casa di gestione del risparmio Kairos utilizza oggi per sostenere una tesi che fino a qualche anno fa sembrava quasi impensabile. Dopo tanto tempo di crescita economica azzerata e di scarsa competitività internazionale, oggi il nostro Paese ha tutte le carte in regola per attirare investimenti e finire sotto i riflettori della comunità finanziaria. Lo è a tal punto che Kairos dedicherà a questo tema anche una conferenza al prossimo Salone del Risparmio, dal titolo: The Italian job, perché oggi l’Italia è il luogo dove investire? "Abbiamo maturato questa convinzione per una serie concomitante di fattori che, a ben guardare, non si verificavano da tantissimi anni", dice Massimo Trabattoni (nella foto in basso), che in Kairos dirige le strategie sul mercato azionario italiano.

Da cosa deriva questo vostro ottimismo?

"Le ragioni sono tante. La prima, ma non l’unica, è la presenza di Mario Draghi alla guida del governo. è l’uomo che ha salvato l’Euro che ha il prestigio necessario per fare le riforme che servono al nostro Paese. Credo che sia difficile oggi per le forze politiche opporsi alla sua premiership. Non a caso, in tutti i ministeri-chiave ci sono uomini di fiducia del presidente del consiglio. Se volessimo paragonare l’Italia a un’azienda, potremmo dire che l’attuale fase è un esempio di turnaround, cioè di ristrutturazione con un nuovo management e un nuovo amministratore delegato che ha le credenziali giuste per portare a termine la sua missione. Ma sottolineo che avere Draghi alla guida del Paese non è l’unico motivo di fiducia. Ve ne sono almeno altri due."

Quali sono?

"Innanzitutto c’è un nuovo sentiment che ormai ispira le politiche europee. Le autorità di Bruxelles e gran parte dei governi del Vecchio Continente hanno abbandonato l’austerity degli anni passati e ormai c’è una visione diversa per quel che riguarda il debito pubblico e l’indebitamento degli stati".

In che senso?

"Intendo dire che è ormai opinione condivisa che non tutti i debiti sono uguali. C’è un debito poco virtuoso, alimentato da una spesa pubblica improduttiva. Ma c’è anche un debito che possiamo definire "buono", nel senso che serve per stimolare gli investimenti e che, in questa fase, serve a stimolare la crescita. Infine, c’è un terzo fattore legato alla pandemia che può giocare molto a favore del nostro Paese".

Di cosa si tratta?

"L’emergenza sanitaria mondiale, l’obbligo di distanziamento e i lunghi periodi di lockdown hanno fatto emergere la necessità per l’Occidente di avere siti produttivi più vicini dal punto di vista geografico. È uno scenario che potrebbe avvantaggiare un Paese come l’Italia, che ha una grande tradizione manifatturiera. Abbiamo tantissime imprese d’eccellenza che esportano i loro prodotti in tutto il mondo, non solo nei settori più noti del made in Italy come il lusso o l’agroalimentare ma anche nella meccanica avanzata. Per rendersene conto, basta andare nei distretti del packaging o dell’industria motoristica nella Valle Padana, solo per citare qualche esempio".

D’accordo, ma perché Piazza Affari e il mercato finanziario italiano dovrebbero trarre beneficio da questo scenario?

"Perché per tanto tempo sono rimasti fuori dai portafogli degli investitori internazionali, che ora invece potrebbero riscoprirne tutto il valore. Certo, sul listino principale della Borsa di Milano c’è una presenza preponderante di titoli di banche, utility, aziende energetiche, il cui andamento sul mercato è condizionato da dinamiche globali. Il maggior valore di Piazza Affari è invece nel ricco universo delle piccole e medie aziende d’eccellenza di cui parlavo prima. Sono proprio queste le realtà con il maggior potenziale, che non è stato finora apprezzato a sufficienza dagli investitori internazionali. Sono un po’ come delle fuoriserie alle quali è mancata in questi anni la benzina. Se trovano il carburante, cioè il sostegno dei mercati finanziari, possono dare soddisfazioni anche per gli investitori".

È innegabile, tuttavia, che molte imprese italiane d’eccellenza sono fuori dalla Borsa, cioè non hanno mai fatto il grande passo della quotazione sul listino…

"È vero. Infatti oggi Kairos sta allargando la propria offerta a quelli che nel gergo della comunità finanziaria vengono chiamati asset illiquidi (cioè ad azioni e titoli di società non quotate in Borsa o su mercati regolamentati; ndr). Nel 2020 abbiamo lanciato il nostro primo Eltif (fondo d’investimento alternativo che può investire una parte del capitale anche in titoli di imprese non quotate, ndr). Presto lanceremo anche il nostro primo fondo di venture capital (un’altra tipologia di strumento finanziario che investe in aziende non quotate, che hanno un elevato potenziale di crescita, ndr).