SERVIZI ALLE IMPRESE, LA BUSSOLA SOSTENIBILE INDICA LA ROTTA

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BENESSERE DEI DIPENDENTI, riciclo dei rifiuti, riduzione dei consumi o iniziative a favore del territorio e delle comunità circostanti. Sono soltanto alcune delle buone pratiche che oggi interessano con sempre maggior frequenza le imprese italiane del settore dei servizi. A dirlo sono le rilevazioni dell’associazione di categoria Asseprim, sigla che fa capo alla galassia di Confcommercio e che rappresenta le aziende che nel nostro paese che offrono servizi professionali ad altre imprese. Gli analisti di Asseprim hanno scandagliato a fondo l’atteggiamento che le società del settore hanno nei confronti della sostenibilità.

È emerso che oltre il 51% delle aziende italiane che offrono servizi alle imprese ritengono tutti questi temi abbastanza o molto rilevanti, mentre sono ormai una minoranza (49%) le società che reputano invece la sostenibilità un fattore di importanza modesta o minima. Nello specifico, tra gli elementi più rilevanti individuati dalle imprese dei servizi, al primo posto c’è il welfare aziendale e il benessere dei dipendenti, considerato prioritario dal 41% dei manager e dei titolari d’azienda. Tra gli altri temi ritenuti di grande importanza ci sono la riduzione dei consumi (33%) e i rapporti con il territorio locale di riferimento (28%). Seguono il riciclo dei materiali (indicato come prioritario dal 19% delle imprese interpellate da Asseprim), l’approvvigionamento delle materie prime (6%) e le emissioni di gas serra (2%). Nonostante l’interesse non trascurabile verso questi temi, le imprese di servizi che hanno realmente già avviato iniziative nel campo della sostenibilità sono al momento una minoranza, attorno al 32%. C’è però una quota rilevante del 15% di aziende che, secondo le rilevazioni di Asseprim, ha comunque in programma di mettere in cantiere iniziative su questo fronte, mentre il 10% dichiara di non riuscire a farlo, anche se vorrebbe. È pari invece al 42% la quota di imprese dei servizi che non ha intenzione di avviare iniziative riguardo alla sostenibilità. Le società che si sono già mosse con un proprio progetto green o legato alla responsabilità sociale operano per lo più nel mondo dei servizi finanziari, nel campo delle risorse umane, in quello delle produzioni audiovisive, oppure nella consulenza aziendale, nel marketing o nelle ricerche di mercato. Il 12% di loro ha in mente persino di rivisitare in futuro il proprio marchio in versione "green".

Spesso sono i dipendenti dell’azienda i soggetti particolarmente interessati al tema della sostenibilità, soprattutto per quel che riguarda le iniziative di welfare. Un recente ricerca condotta dal gruppo bancario Illimity, fondato e guidato da Corrado Passera, ha messo in evidenza un dato significativo: il 66% degli italiani ritiene che, sul fronte della sostenibilità, la propria azienda dovrebbe puntare di più sul benessere dell’individuo. La maggiore attenzione, secondo gli intervistati dai ricercatori di Illimity, dovrebbe andare all’equilibrio vita-lavoro. Al secondo posto delle preferenze dei dipendenti delle aziende ci sono gli investimenti in energie rinnovabili (indicati dal 64% del campione) e la riduzione dell’uso della plastica (43%). Si posiziona invece al quinto posto, raccogliendo il 38% delle preferenze, il cosiddetto Gender Pay Gap, cioè lo squilibrio tra le retribuzioni percepite dai dipendenti uomini e dalle loro colleghe donne. La ricerca di Illimity, promossa attraverso la community online della banca e i social network, ha analizzato anche l’atteggiamento dei consumatori verso il tema della sostenibilità e non soltanto le loro richieste nei confronti delle aziende. Per la maggior parte degli intervistati, essere sostenibili vuole dire principalmente evitare gli sprechi (68%), fare la raccolta differenziata (65%), non acquistare prodotti usa e getta (47%) e consumare prodotti a km 0 (45%). Il 43% degli intervistati ritiene invece che essere sostenibili significhi utilizzare mezzi di trasporto a minor inquinamento, ma solo il 27% dichiara di adottare questo comportamento. Allo stesso modo il maggior utilizzo di mezzi pubblici o servizi in condivisione è ritenuto importante dal 42% del campione, ma messo in atto solo dal 21%.